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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

La bandiera dell’amore

2 Gennaio 2010
di Alberto Leiss

E così siamo nel 2010. Auguri a tutte e tutti. L’anno è finito e iniziato nel dilagare di commenti e opinioni a proposito del “partito dell’amore”, ultima invenzione comunicativa di Silvio Berlusconi, nella versione “buonista” che sembra essere seguita all’aggressione esecrabile di cui è stato vittima in piazza Duomo.
E’ vero che sulla sincerità del proponente e di chi lo sostiene sono legittimi dubbi. Il presidente del Consiglio, mentre faceva sapere di aver “perdonato” l’uomo che lo ha colpito al viso con una riproduzione del Duomo di Milano, si è però raccomandato ai giudici perché la pena che gli sarà inflitta sia proporzionata alla gravità di un attentato contro la persona del Presidente del Consiglio.
I giornali della sua famiglia, che alla linea del “dialogo” per le riforme ecc. non hanno mai creduto, hanno preferito scatenarsi per il momento contro gli immigrati islamici, e gridare con passione in prima pagina che finalmente “si va alla guerra”, a proposito dell’ipotesi di rappresaglie americane contro le basi terroristiche nello Yemen.
Naturalmente la serie di attentati terroristici di questi giorni non sono il miglior contesto per parlare d’amore. Anche se Benedetto XVI non ha rinunciato ad appellarsi ai violenti perché rinuncino alla violenza, e ha paragonato Gesù a un migrante.
Nonostante tutte le riserve che si possono avere sull’attuale ruolo della Chiesa cattolica, e soprattutto di gran parte delle sue gerarchie, quando parla di “civiltà dell’amore” è sicuramente più credibile del nostro ceto politico – mediatico.
E’ anche stato detto, con ragionevolezza (per sempio da Lucia Annunziata), che in politica parlare di amore è pericoloso come parlare di odio. Abbiamo ascoltato la razionale pacatezza delle parole del presidente Napolitano, che si è tenuto sin troppo alla larga da cedimenti sentimentali nel suo messaggio di fine anno.
Tuttavia, guai a sottovalutare il contenuto non del tutto banale di un richiamo all’”amore” che viene dalla politica, la quale, per avere consistenza e seguito ha anche bisogno di passioni forti.
Quello che dice e fa Berlusconi, poi, spesso rivela di possedere legami insospettabili di forza con larga parte del senso comune. L’”Espresso” ha parlato di una ricerca del Censis in cui si rileva come moltissime canzoni di cantautori italiani di oggi parlino di amore in senso “romantico”. Lo conferma persino Vasco Rossi, anche se attribuisce alla parola romantico (non senza qualche ragione storica) un significato “rivoluzionario”.
Del resto sta per uscire un nuovo cd di Berlusconi in persona, insieme al fido Apicella, che ci canterà per l’appunto l’ “amore”.
E’ stato anche osservato che il “partito dell’amore” era stato inventato da Moana Pozzi e Ilona Staller (in arte Cicciolina). Imbarazzante per il presidente Papi? Non credo. Se dall’idea dell’amore non è completamente assente quella del piacere, ciò rende il tutto più realistico. O almeno così la vediamo noi uomini?
Inoltre ho letto sul “manifesto” (nella sempre istruttiva rubrica “vuoti di memoria” di Alberto Piccinini) un “appello elettorale” dell’epoca, di Moana Pozzi, che si potrebbe sottoscrivere quasi alla lettera. Comincia così: “…ho deciso di combattere insieme a voi per dare un piccolo contributo alla costruzione di un mondo migliore, contro l’indifferenza, il razzismo, la censura al piacere e alla sessualità che fanno parte di noi e della nostra vita..”.
Certo l’idea di piacere e sessualità che è venuta in questi mesi da certi piani alti del potere politico – tra Palazzo Grazioli e la Regione Lazio – non è proprio tra le più convincenti.
Per questo mi verrebbe da dire che bisogna raccogliere la bandiera dell’amore dall’abisso di banalità e di peggio in cui è stata trascinata…

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