Ergastolo, anzi pena capitale, lapidazione pubblica, morte lenta: così su Facebook i gruppi appena formati intorno al caso delle cattive maestre dell’asilo di Pistoia (La Stampa, 5 dicembre). E loro, le “maestre nere”, stanno chiuse, in silenzio per ore, “smarrite”, nel carcere di Solliciano minacciate dalle altre detenute (Corriere della sera, 5 dicembre).
Non c’è pietà per loro. Non ce n’è per donne che tradiscono l’imperativo materno dell’accudimento e della cura affettuosa. Tra i commenti solo Michele Serra prova a ridimensionare. “Forse parlare di asilo lager è un tantino esagerato” scrive nella sua rubrica (Repubblica, 6 dicembre), “Non siamo di fronte a due criminali sadiche, ma a due professioniste indegne, da allontanare con urgenza da ogni contatto con l’infanzia e da punire per il reato di maltrattamento”.
Ogni tanto, (ma non c’è proporzione con gli uomini), emergono dalla cronaca le donne criminali, le maestre crudeli, o, più banalmente, le “cattive ragazze”. E’ il caso delle “lolite coatte” di una piazza romana descritte sul Corriere della sera (6 dicembre). “Prepotenti e rispettate anche dai maschi” le bad girls di periferia si riuniscono in gruppo: fisici robusti, molto fondotinta e qualche abito firmato. “Se mi fissano con insistenza li sbatto al muro”, così Valentina diciassette anni, si dichiara spavaldamente alla redattrice dell’inchiesta sul bullismo femminile.
Saranno “gli anticorpi alla giungla urbana”? Sarà la mancanza di un modello femminile forte?
Sta di fatto che il fenomeno è in crescita, dicono i sociologi. Ma se la cattiva ragazza, o, forse, l’assassina, ha un viso grazioso ed è una studentessa americana accusata di aver ucciso una ragazza inglese, le cronache (internazionali) che la raccontano sono ambivalenti. Secondo i tabloid inglesi Amanda, “Foxy Knoxy”, è “una ragazzina mangia-uomini, che fuma marijuana e va a letto con tutti”. Secondo quelli americani è una ventenne acqua e sapone, “foxy” perché “ingegnosa e capace di dribblare le avversarie” (Repubblica, 8 dicembre).
Ma è più obiettivo il ritratto psicologico che ne fa il Pubblico Ministero di Perugia? Nella sua requisitoria Amanda viene descritta come una ragazza che dimostra “narcisismo, rabbia, aggressività”, una “tendenza trasgressiva e un’anestesia affettiva”. A conferma viene citato il noto criminologo che ne ha esaminato la grafia. A parte l’idea bizzarra di dare ascolto a un grafologo, da dove viene tanto astio? Se lo chiede Fabrizio Rondolino (Donna moderna) che si risponde con un’altra domanda: “Forse l’accusa cerca così di riempire il vuoto delle prove, deboli e scarne?”.