Nessuno potrà comprarsi la Ru486 in farmacia, portarsela a casa e decidere un’interruzione di gravidanza “fai da te” come alcuni hanno sostenuto in questi anni e anche fino a ieri. Non è così in nessun Paese del mondo, neppure in Francia che l’ha introdotta per prima nel 1988 e che da tempo fornisce una documentazione ampia. Anche lì si usa soltanto sotto controllo medico e ospedaliero.
Ora che l’Agenzia italiana per il farmaco, Aifa, ha autorizzato la commercializzazione della Ru486 in Italia, dopo oltre vent’anni di polemiche, è bene chiarire di che cosa stiamo parlando.Esponenti di tutti i partiti, ma in particolare molti cattolici, temono che con la Ru486 l’aborto sarà più facile di oggi e che la battaglia per la vita accuserà un altro duro colpo. Vorrei dimostrare che non è vero, evitando di essere faziosa.
Intanto la Ru486 è un insieme di diverse pillole che vanno somministrate a distanza (in genere) di due giorni le une dalle altre entro la settima settimana di gravidanza. Come negli altri Paesi, anche da noi una volta scelta la Ru486, alla donna occorrerà la certificazione di gravidanza, poi la richiesta di interruzione firmata dalla donna e dal medico che l’ha visitata e sottoposta ad esami. Infine andrà in ospedale. E questo è esattamente l’iter previsto dalla legge 194 che regolamenta l’aborto in Italia. Ora si tratta di aspettare la circolare applicativa per sapere più precisamente l’iter di questa nuova metodica non chirurgica per abortire. Del resto i modi d’uso del farmaco sono già sperimentati in alcune regioni italiane con piccole variazioni secondo i diversi ospedali.
La Ru486 è quindi sostanzialmente una metodica per interrompere la gravidanza che, sempre secondo gli studiosi internazionali, viene scelta dalle donne che non vogliono fare l’anestesia e che preferiscono non subire un intervento chirurgico. L’aborto farmacologico non può assolutamente prevedere il fai da te perché dopo l’assunzione del farmaco si possono avere coliche e anche emorragie forti. Inoltre richiede che la donna vada due volte in ospedale o ambulatorio (lo stabilirà meglio la circolare appunto), a differenza dell’intervento chirurgico che prevede il ricovero in day hospital , l’anestesia, l’intervento e poi il ritorno a casa la sera stessa. C’è poi una visita successiva di controllo, ed è una visita prevista anche dalla Ru486, terza tappa di un percorso che, come si intuisce, richiede alla donna una riflessione legata ai tempi più lunghi che la Ru486 prevede, senza neppure il “riparo” dell’anestesia che ti evita di vivere il tuo aborto. Come è possibile accusare la donna che sceglie questo percorso con la Ru486 di essere una che con leggerezza prende alcune pillole per togliersi il problema di una gravidanza indesiderata? A me pare crudele verso le donne e pure mistificatorio. Un’ennesima battaglia contro l’aborto in Italia raccontando cose non vere sulla Ru486. Con l’aggiunta di una campagna sulla pericolosità dell’aborto farmacologico fatta apposta, sembra, per spaventare più che per informare.
Qualunque medico sa che non esistono farmaci senza effetti collaterali, ma è anche vero che tutti gli studi internazionali confermano che la Ru486 è meno pericolosa dell’intervento che richiede l’aborto chirurgico.