Rosa / Nero

uomini e donne nella cronaca di tutti i giorni

Il caso Polanski e il caso Montalto

23 Ottobre 2009
di Letizia Paolozzi

Può apparire un paradosso, eppure c’è qualcosa di comune in due uomini che più distanti non potrebbero essere. Distanti non solo dal punto di vista geografico o di storia personale, di lingua, di cultura.
Roman Polanski ha 76 anni. L’hanno imprigionato in Svizzera su mandato della giustizia californiana per aver avuto, nel ’77, nella villa di Jack Nicholson a Los Angeles, rapporti sessuali con una ragazzina di tredici anni, Samantha Geimer. All’epoca il regista ebbe una condanna leggera, dichiarandosi colpevole per un solo capo d’imputazione: “Relazione sessuale illegale“. Tuttavia ha pagato con una pubblica umiliazione e trentun anni di esilio.
Da trent’anni a questa parte il clima è cambiato. Lo spettro della pedofilia si muove nella società, attraversa processi anche ingiusti, nei quali persone che poi dimostreranno la loro innocenza vengono massacrati dall’esecrazione popolare, dalla voglia di spettacolarizzazione dei giudici, dalle incertezze che segnano il legame tra grandi e bambini. O adolescenti. In questo clima non riscuote grande successo il ricorso alla prescrizione. L’esigenza di dimenticare. La considerazione che le persone si trasformano, possono trasformarsi.
Salvatore Carai, sindaco di Montalto di Castro, Salvatore Carai, creando un incredibile precedente, nel 2007 anticipa le spese di difesa (ventimila euro) per otto minorenni che per tre ore stuprarono nella pineta una adolescente. Le spese le attinge alle casse comunali per “garantire un giusto processo“. Dunque, secondo il sindaco il gratuito patrocinio non garantisce un processo giusto.
Carai ,che nutre evidentemente passione politica, è sostenitore della mozione Bersani, in lista per l’assemblea regionale del Pd. Firmato da parlamentari amministratrici dirigenti del Pd (sostenitrici delle diverse mozioni congressuali) gli è stato rivolto un appello a fare un passo indietro rispetto alla sua presenza nelle liste per le primarie del Pd.
Al tempo dello stupro spiegò il suo gesto di anticipare le spese di difesa dicendo: “E’ vero, questi ragazzi forse hanno sbagliato ma non tocca a noi condannarli“. Ma tocca o no al sindaco di Montalto, Roma o Strasburgo insegnare ai suoi cittadini il rispetto per le donne?
Secondo i giudizi raccolti dalla stampa, la ragazzina stuprata “se l’è cercata“. D’altronde, gli otto stupratori sono “bravi ragazzi e non i soliti rumeni ubriaconi“. Adesso, gli otto verranno “messi alla prova“ per due anni dal Tribunale dei minori. Se la superano, il reato è estinto.
Qual è dunque il nesso, cosa hanno in comune Polanski e Carai? Il silenzio. Né il regista né il sindaco si sono pronunciati, elaborando che cosa sia questa cultura violenta – e maschile – contro le donne. I due hanno tenuto un comportamento ambiguo, sfuggente. Che non ha mai toccato non dico il tasto della redenzione ma perlomeno del pentimento.
Eppure, esistono dei reati penali segnati da un carattere relazionale. Rispetto a questi reati la dimensione simbolica conta più del carcere. Due uomini per i quali il corpo femminile è un oggetto da usare. Escludendo lo scambio sessuale, la tenerezza, il desiderio. Senza assumersi la responsabilità di questo sguardo così violento, così pornografico, così osceno.

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