Rosa / Nero

uomini e donne nella cronaca di tutti i giorni

E’ l’ora delle scienziate

23 Ottobre 2009
Pubblicato su "Europa" il 21 ottobre 2009
di Franca Fossati

Lamenti? Indignazione? Saltiamo un giro e prestiamo attenzione a qualche notizia positiva. Il Nobel, per esempio. Premio discusso e ritenuto da molti troppo ideologicamente orientato, ma che nel tempo è rimasto rigorosamente maschile. Infatti, come ci ricorda il sito universitadelledonne.it , dal 1901 a ieri solo 41 donne lo hanno ottenuto e cioè poco più del 4 per cento.
Per non parlare dei “Nobel negati”, quelli cioè che non sono stati assegnati a ricercatrici che pure avevano avuto un ruolo importante in progetti premiati al maschile. Un nome tra tanti: Rosalind Franklin che diede un contributo decisivo alla scoperta della struttura del Dna. Quando i suoi colleghi uomini presero il Nobel (1962) non la citarono neppure nel discorso di ringraziamento.
Quest’anno, forse, l’inversione di tendenza. Cinque le donne premiate, due per la medicina, una per la chimica, una per la letteratura e, per la prima volta, una per l’economia.
Quest’ultima, Eleonor Ostrom, 76 anni, colta di sorpresa dall’annuncio, ha subito commentato: “siamo entrati in una nuova era che riconosce alle donne la capacità di realizzare lavori scientifici formidabili” (La Repubblica, 11 ottobre). Positivo il segnale che viene da Stoccolma anche per Umberto Veronesi che commenta: “ci stiamo lasciando alle spalle il pregiudizio che vedeva la scienza come monopolio maschile” (Grazia, 17 ottobre). E la filosofa Luisa Muraro ammette che, almeno, “è finito il tempo dell’espropriazione intellettuale femminile” (La Stampa, 18 ottobre).
A ridimensionare l’ottimismo c’è l’eseguità dello spazio dato dai giornali alle donne Nobel e alle loro ricerche a fronte di quello quotidianamente elargito alle nudità di giovani bellezze. L’osservazione è bacchettona, lo so, ma come evitarla dopo aver visto l’ultima copertina di Panorama con la bellissima e nuda Melissa Satta che reclamizza i nuovi touch screen con il cartello “toccami”?
Continuiamo però a pensare positivo e segnaliamo la ricerca condotta all’Università Bocconi, coordinata da Simona Cuomo, che dimostra che le donne che fanno figli non sono un costo per il datore di lavoro ( solo lo 0,23 per cento in più) e che le madri, al rientro dopo il congedo di maternità, sono più efficienti e produttive A condizione che gli orari e l’organizzazione del lavoro siano più flessibili, come si sta sperimentando alla Shell Italia o alla San Pellegrino-Nestlè. (La Repubblica, 14 ottobre).
Concludiamo in bellezza con Moises Naim: “I tempi –ha scritto- non sono mai stati così favorevoli per le donne” (Il Sole 24 ore, 11 ottobre). I tempi. Ma il resto?

Featuring Recent Posts WordPress Widget development by YD