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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Sanaa, la religione e i patriarchi

30 Settembre 2009
Pubblicato su "Europa" il 22 settembre 2009
di Franca Fossati

In questo paese manicheo ci si divide anche sulla morte di Sanaa. Quelli e quelle che dicono che è un delitto dell’Islam. Quelle che dicono che è la comune barbarie degli uomini contro le donne. L’associazione “Settima onda”, per esempio, dopo aver elencato nomi e cognomi delle donne (italiane) uccise o ferite da mariti o fidanzati (italiani) negli ultimi mesi, conclude che, come Sanaa, “sono morte perché uomini a loro vicini non hanno sopportato la loro autonomia, la loro libertà” (Il Paese delle donne on line).
Per la ministra Mara Carfagna invece non ci sono dubbi: “la vicenda di Sanaa non è una dolorosa eccezione ma conferma una condizione delle donne diffusa nei paesi islamici, che si sta cercando di portare nel nostro Paese” (Porta a Porta, 21 settembre). Insomma è di destra dire che si è trattato di un delitto “islamico” e di sinistra sostenere che è un delitto “di genere”.
Lo fa notare Manuela Cartosio su Il Manifesto (19 settembre) ricordando il dibattito che si era acceso intorno al corpo di Hina Saleem. “Non occorre un’intelligenza eccelsa per sapere che le religioni sono parti costitutive delle culture e che l’islamismo (come il cattolicesimo e l’induismo) declina una sua forma di patriarcato” scrive Cartosio. D’accordo con lei Ileana Montini che, sul Paese delle donne on line, ci aggiorna sui commenti all’omicidio comparsi sui siti degli islamici italiani.
Su Islam-online, Hamza R.Piccardo scrive che nessuna scuola di diritto islamico permette agli uomini di farsi giustizia con le proprie mani ma, come nel caso di Hina, ci si trova di fronte a un padre che non aveva saputo imporre uno stile di vita islamico alla sua famiglia. Ancora più esplicito è il concetto sul sito La luce di Allah: “è possibile che in specifici casi la donna opti per scelte sbagliate o addirittura deleterie per se stessa o per la propria famiglia ed in questo caso la responsabilità della guida e dell’eventuale rimedio spetta all’uomo, il quale è stato investito di questo onere da Allah..”.
Secondo Laura Balbo, Rita Bernardini e altri di Italia-razzismo “solo una migliore interazione tra italiani e stranieri, fatta anche di confronti aspri e di conflitti, può determinare lo smussamento, e in prospettiva il superamento, di quei tratti culturali sedimentati che producono, infine, scelte barbariche” (L’Unità, 21 settembre).
C’è da chiedersi se l’iniziativa di Daniela Santanchè contro il burka alla cerimonia del Ramadan rientri in questo auspicabile confronto/conflitto fra italiani e stranieri o non rappresenti piuttosto un’altra imposizione. Questa volta di matriarche dell’Occidente.

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