Chi è oggi un “Vero Uomo”, come un giornale russo ha definito il nostro Premier ?
Negli ultimi giorni sono stati pubblicati su questo tema quattro articoli molto belli e utili, che mi hanno spinto a scrivere queste righe: Ida Dominijanni sul Manifesto del 14 luglio ( Uomini che amano le donne ), Chiara Saraceno sulla Repubblica del 24 luglio ( La sindrome del maschio ), Eva Cantarella intervista da Rinaldo Gianola sull’Unità di domenica 26 luglio (Il sesso e il potere) e John Lloyd sulla Repubblica ( Perché per noi inglesi Silvio è inconcepibile ).
Ida Dominijanni scrive di una “inconfessabile complicità maschile pronta a scattare trasversalmente ed inconsciamente”.
Eva Cantarella in un passo confronta la società sessantottina e quella odierna sottolineando le speranze femministe di allora che “il mondo potesse cambiare, che i rapporti tra uomo e donna potessero emanciparsi finalmente dalla doppia morale e da un Maschilismo che offendeva anche gli uomini”.
John Lloyd, l’unico autore uomo fra le quattro citazioni scelte, propone un’analisi del caso Berlusconi sintetizzando in una frase la sua sindrome : “ l’Uomo eccitato da se stesso, dalla sua abilità, dal suo potere.” Il giornalista inglese sostiene che la vera forza di quest’uomo sia paradossalmente la sua “umanità”, la sua emotività non repressa e giocata come chiave di comunicazione con gli italiani e le italiane, il suo essere molto potente ma anche molto simile alla maggioranza dei cittadini compresa una mascolinità assolutamente tradizionale.
Chiara Saraceno accusa di complicità gli uomini italiani, considerando inaccettabile il silenzio dei Politici e della Chiesa Cattolica e conclude ….”Non si sentono uomini ribellarsi a questa immagine della maschilità e dei rapporti uomo-donna “.
E’ interessante notare che dei quattro articoli, i tre scritti da donne accusano gli uomini di omertà, di complicità, di passività e codardia, elaborando analisi e teorie molto strutturate e assertive, mentre l’articolo del giornalista inglese conclude provocando gli altri uomini politici, non solo italiani, chiedendo loro di saper essere altrettanto “umani”, trasparenti, emotivi e trascinatori di Berlusconi ( senza però imitare i suoi comportamenti e le scelte politiche ) : “Chissà che altri non imparino da lui ?”.
Dopo queste prime sintesi vorrei soprattutto provare a rispondere alla sociologa Saraceno.
Negli ultimi mesi è capitato spesso di leggere su quotidiani e riviste articoli di donne conosciute e molto stimate, anche da chi scrive, che ragionando sulla violenza, sulla prostituzione e problemi connessi, chiamano esplicitamente in causa gli uomini : dove siete, cosa pensate, cosa fate ?
A me sembra giusta e necessaria questa chiamata in correo, soprattutto se rivolta a uomini pubblici italiani, politici, intellettuali, professionisti affermati, dirigenti, che si sono espressi poco o nulla.
E’ strano invece e mi dispiace molto e quasi quasi mi fa proprio arrabbiare, che queste stesse autrici sconoscano o dimentichino di citare i casi di uomini che da anni si esprimono e si impegnano privatamente e pubblicamente proprio per un cambiamento della maschilità “tradizionale”, attraverso piccoli gruppi nati da anni e più recentemente in molte città italiane, al nord al centro ed anche al sud, e ultimamente, dal maggio 2007, anche tramite l’associazione nazionale MASCHILE PLURALE che organizza incontri, iniziative, appelli.
Negli ultimi mesi qualche rarissimo articolo ha citato l’esistenza di questo “movimento” che da anni percorre l’Italia come un fiume carsico, ma è veramente ancora debole il riconoscimento e l’incoraggiamento pubblico dell’impegno iniziato e in corso.
La miseria umana tutta maschile ( ma in parte anche femminile ) che esprime la storia recente di Berlusconi con le donne, è ancor più rafforzata dalla ugual miseria espressa dai suoi collaboratori uomini molto attivi : uno gli forniva le ragazze in cambio di favori economici professionali, un altro lo difendeva e cercano di difenderlo pubblicamente e privatamente i colleghi di Partito e di Governo. E’ vero, il silenzio di tutti gli altri in tali casi è complicità , è omertà.
Io credo purtroppo, come i dati dimostrano ( 9 milioni di uomini adulti clienti di prostitute e prostituti all’anno in Italia ) che Berlusconi non sia affatto l’unico uomo pubblico e politico che frequenti abitualmente prostitute, e già questa idea mi intristisce e mi rimanda alla miseria umana di uomini che non riescono a vivere la loro affettività e la sessualità in modo “sereno” e che comunque sentono il bisogno di monetizzare anche quella parte della loro vita.
Ma il caso di Berlusconi ci riguarda come uomini per la sua estremizzazione di una ossessione sia di genere che generazionale : il maschio “maturo” che ha “bisogno” di sfogare le sue tensioni sessuali dimostrando a se stesso e a gli altri che può ancora “farcela” e che può anche ottenere con i soldi e il suo potere pubblico e privato ogni possibile corpo umano da “utilizzare”.
E’ proprio la relazione fra Potere, Sesso, Denaro, fra mascolinità e prostituzione che nella storia di Berlusconi deve provocarci come uomini e soprattutto come uomini in cerca di nuove identità, di cambiamento, di riscoperta di una possibile mascolinità non basata sul patriarcato, sulla ossessione del possesso, sulla violenza, sulla monetizzazione, sulla competizione, sulla prestazione, sulla quantificazione del rapporto con le donne : quante relazioni, quanto piacere, quanto tempo…..
Parallelamente è giusto e necessario dire che in Italia e nel mondo non tutti gli uomini di potere sono come Berlusconi : “Il successo di Obama, soprattutto fra la popolazione femminile è determinato dal fatto che egli simboleggia i valori che chiediamo agli uomini di avere : principi etici, moralità, impegno civile” ( Eva Cantarella nella sua intervista all’Unità).
Alcuni gruppi italiani e l’associazione Maschile Plurale stanno sempre più affrontando la questione della prostituzione sia in vista delle modifiche di legge, sia per il rapporto strettissimo e drammatico con l’immigrazione e la criminalità attraverso la tratta delle ragazze dall’estero.
Noi maschi, noi uomini, siamo in crisi, e da tempo. Lo sappiamo bene e ce lo confermano tutte le analisi serie effettuate in diverse parti del mondo. I nostri figli maschi, fin da bambini e poi adolescenti e poi giovani, non sanno cosa e come essere, e fanno molta fatica a crescere e maturare.
La stessa democrazia, in cui crediamo ancora e che in Italia sta subendo una sorta di mutazione genetica pericolosa, deve rinnovarsi anche sulla base di nuove identità maschili dei cittadini e ancor di più degli uomini con responsabilità pubbliche. Nuove identità maschili non possono che nascere dalla comprensione di cambiamenti in atto, della liberazione di energie dinamiche che ci porteranno alla nascita e riconoscimento pubblico e perfino istituzionale di un numero di generi umani non più limitato alla sola binomia maschile – femminile.
Solo attraverso questa coscienza dei mutamenti individuali e sociali noi uomini potremo creare, progressivamente, nuove figure, tipologie, identità maschili dinamiche, diverse dal passato. Diverse dai timbri esclusivi della “forza”, della “razionalità”, della “durezza”, del “potere”, del “possesso”, senza rinunciare a tutte queste componenti che peraltro appartengono sempre più anche alle donne, ma facendo emergere ed esprimere maggiormente anche altre componenti di ogni essere umano troppo spesso represse : fantasia, creatività, volontà, generosità, rispetto, umiltà, plasticità, elasticità.
Scopriremo che la forza, la bellezza, la gioia, la serenità, il fascino, la resistenza di un essere umano stanno proprio nella sua varietà, nella sua ricchezza, multiversità, dinamicità, disponibilità, e nel riconoscimento della necessità di completamento, di scambio, di comunicazione con altri esseri umani, fisiologicamente, caratterialmente, storicamente, diversi : femmine, maschi, omosessuali, bisessuali, transessuali.
La rarità molto italiana di diffusione del potere femminile, in partiti, istituzioni ed anche in aziende, accanto alla recrudescenza della violenza sulle donne, in privato e in pubblico, e la negazione della omosessualità, della bisessualità e della transessualità, riflettono la rigidità e la arretratezza della nostra società.
Proprio del valore dell’identità multipla dell’essere umano parla un “uomo”, uno dei pensatori contemporanei più interessanti di origini indiane, Amartya Sen, nel suo libro “Identità e Violenza” :
“La Cittadinanza, la residenza, l’origine geografica, il Genere, la classe, la professione, la politica, le abitudini alimentari, gli interessi sportivi, i gusti musicali, gli impegni sociali ed altro, ci rendono membri di una serie di “Gruppi”. Ognuna di queste collettività a cui apparteniamo simultaneamente, ci conferisce una Identità Specifica. Nessuna di esse può essere considerata la nostra Unica Identità o la nostra unica categoria di appartenenza”. E conclude il libro :
“Non dobbiamo mai permettere che la nostra mente sia divisa in due da un orizzonte”.
L’Appello contro la violenza sulle donne rilanciato agli inizi del 2009 dalla associazione nazionale MASCHILEPLURALE si concludeva con queste parole:
“Chiediamo che si apra in Italia finalmente una riflessione pubblica tra gli Uomini, nelle Famiglie, nelle scuole e nelle università, nei luoghi di lavoro, nel mondo dell’informazione e della politica, una riflessione comune capace di determinare una svolta nei comportamenti di ciascuno di noi.”
Speriamo che anche questa iniziativa possa contribuire a far rinascere un’Italia migliore, dopo troppi anni di vero impoverimento umano oltre che economico.
Gianguido Palumbo
[email protected]
Dell’Associazione nazionale MASCHILEPLURALE. www.maschileplurale.it