Rosa / Nero

uomini e donne nella cronaca di tutti i giorni

Non è gossip, ma una crisi di autorità

7 Luglio 2009
di Letizia Paolozzi

Sono contenta che la Chiesa, dopo il suo discorso sull’etica nell’economia e nel lavoro (enciclica sociale Caritas in Veritate), abbia, con il segretario generale della Cei, parlato di morale, richiamandosi al rapporto tra privato e pubblico e al “disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che si dice pudore“.
Anche se mi auguro che non ci siano altre foto o interviste durante il G8 (lo spero per questo povero Paese), fanno male quanti, nel Pdl, hanno liquidato gli interrogativi sullo stile di vita di Silvio Berlusconi riducendoli a “fango e pettegolezzi”.
Il privato di un uomo politico conta. Perché, se non ne ha cura, svalorizza il ruolo che ricopre. Senza stare a astrologare sul declino di Berlusconi e la fine del berlusconismo (secondo Massimo D’Alema), è chiaro che un presidente del Consiglio ha da essere sobrio nei comportamenti. Pena l’appannamento simbolico – dunque la crisi di autorità – della sua figura istituzionale. E dell’Italia sul piano internazionale.
Come avrete notato, circolano di nuovo termini antichi: libertinaggio, concupiscenza, bramosia, lussuria. Ma i politici dei diversi schieramenti, paiono muti. In difficoltà estrema quando escono dalla polemica di giornata. Il rapporto tra pubblico e privato, tra uomini e donne, il modello femminile che circola e non da ultimo, il problema della televisione italiana, sembrano argomenti lontanissimi, impossibili da maneggiare.
Il femminismo non gli ha insegnato niente?
Nadia Urbinati (su “Repubblica“) dimenticando che le femministe, le giornaliste, hanno scritto, protestato, firmato appelli, ha affermato che intorno a lei il silenzio femminile è totale. Deve trattarsi, per l’Urbinati, di un espediente retorico: “Se dico che sono l’unica a protestare, mi si noterà certamente di più“.
Ci sono uomini che invece di esprimere una loro opinione si mettono anche loro a invocare il femminismo. Fabio Mussi, ex coordinatore della sinistra Ds e di Sinistra democratica che sul “manifesto“, rispondendo a una intervista, dice: “La destra va avanti senza reazioni. Le donne sono definite utilizzate finali. Ma dov’è il movimento femminista?“ E che dovrebbe fare il femminismo? Una manifestazione sulle patologie sessuali di alcuni maschi?
In realtà, basterebbe guardare il video www.ilcorpodelledonne.it di Lorella Zanardo, Marco Malfi e Cesare Cantù, impressionante sequel di un’umiliazione della quale le donne sono protagoniste nel mentre tentano di plasmarsi sull’immagine tette-sederi-labbra che gli uomini si fanno di loro, per porsi qualche domanda un po’ più seria.
Sul legame tra potere e sessualità maschile, sul modello che ispira le meteorine-letterine-veline, su una televisione che produce immagini femminili omologate, senza tratti distintivi. Non è da oggi che il premier tende a esaltare le proprie performances sessuali. Ma il cuore del problema sta nella reputazione di una figura istituzionale. Berlusconi sembra disinteressarsene. Anzi è convinto che agli italiani piace così.
Risultato, ci sono altri protagonisti istituzionali che lo imitano. La cena dei due giudici della Corte costituzionale, alla quale è stato invitato il premier, il ministro Alfano e compagnia cantando, in attesa, appunto, del “lodo Alfano“, è solo l’ultimo episodio su questo delicatissimo terreno.
Anche qui, l’ossessione del “faccio come mi pare“ e al tempo stesso il meccanismo autoassolutorio diventano la parabola di un mondo o di un pezzo di mondo maschile.
Quanto al mondo delle ragazze-immagine, a quello delle loro mamme (la signora Letizia), che dal tempo di “Bellissima“ sono ormai schiere, le une e le altre oggi aspirano a un minuto di celebrità. Il moltiplicarsi dei canali televisivi serve alla bisogna giacché ha creato un vero mercato.
Per quello che capisco queste ragazze hanno voglia di vincere. In un mercato del lavoro costrittivo. Ma anche in un mercato che ha messo, esibendolo, il corpo femminile al lavoro. Se il corpo è bello, diventa un valore da sfruttare. La televisione è d’accordo nel fare arrivare ai telespettatori l’offerta tramite video. E tramite video arriva un premier a mettere in scena la sessualità, convinto che anche questa sia espressione del suo potere. Così il cerchio si chiude. Grazie al diciotto pollici.

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