Il premier deplora la condizione “africana” di alcune città italiane: Roma per la sporcizia, Milano per la presenza di stranieri di pelle scura. Ma non ha paura che sempre la capitale si africanizzi nei prossimi giorni ospitando il presidente libico Gheddafi, che alloggerà con la sua tenda nei giardini di Villa Pamphili. Non si capisce perché (accadde anche a Bruxelles alcuni anni fa) bisogna che il leader, capo di un governo dopo un colpo di stato che dura da ben trenta anni, debba concedersi una stravaganza così “africana”. Questa sarebbe una caratteristica considerata originale mentre un senegalese sul tram ai Navigli è visto come volgare?
Boh. Ovviamente, trattandosi di una questione di stato (anche se di poco conto) si esce subito fuori dai giudizi privati e si entra nella dimensione pubblica, diaframma ormai squarciato da tempo nel nostro paese.
Ma ciò che è meno comprensibile è la richiesta di Gheddafi (subito accontentato) di incontrare 700 donne italiane che siano rappresentanti della cultura e dell’impresa nostrana. A indisporre sarebbe bastato ieri il solo titolo del “Corriere della Sera”: Gheddafi chiede 700 italiane, davvero disdicevole. Secondo, la pubblicità a mezza pagina comprata da Confindustria, a cui è riservato un evento speciale del medesimo tenore. Gli affari sono affari, si può comprendere, e la Libia che sta lentamente aprendo i suoi confini è un boccone appetibile per le aziende italiane.
Potremmo però conservare un ultima briciola etica e politica. Potremmo chiedere (e sarebbe un bel gesto se lo facesse anche la presidente Marcegaglia) che all’incontro che il sultano libico chiede all’Italia siano presenti anche alcune sue connazionali fuggite da quelle coste tormentate da lui governate, oppure di donne di altre nazionalità che aspettano il riconoscimento dello status di rifugiate e che prima ancora di giungere in Italia hanno passato mesi nei centri detenzione libici, stuprate dai soldati libici oltre che da altri uomini presenti sul posto e fuggitivi come loro. Oggi entrambe passano mesi nei centri di accoglienza dove aspettano di conoscere i loro destini giuridici e personali.
Gheddafi non rispetta gli accordi presi dal governo Berlusconi sul controllo del traffico umano a terra e in mare (accordi peraltro deplorati da molti) e fanno bene gli studenti della Sapienza a protestare per l’incontro previsto in onore del libico nella più grande università d’Europa (e poi aggiungerei: né il Papa e nemmeno Gheddafi!). Alle donne che anche su queste pagine hanno scritto a difesa della libertà di Noemi e della signora Lario aggiungerei sommessamente la mia a ricordare i corpi violati di quelle fuori dalle telecamere che attendono oltre allo status di rifugiate anche una dignità di persone.