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Nel nome del padre Silvio

7 Febbraio 2009
di Alberto Leiss

Stando alle cronache, Silvio Berlusconi non solo si è reso responsabile con il suo governo di un gravissimo strappo istituzionale e costituzionale, ma ha anche prodotto alcuni violenti strappi linguistici. Ne sono vittime il corpo e la dignità di Eluana Englaro, suo padre Beppino, lo stesso presidente Napolitano.

Secondo il premier le condizioni di Eluana sono tali che “potrebbe avere un figlio”. Il peso di questi 17 terribili anni secondo lui non è ricaduto tanto sul padre, quanto sulle suore che l’hanno accudita. Su Napolitano poi grava addirittura la responsabilità di un delitto. Scrive Augusto Minzolini sulla Stampa, ricostruendo la riunione del Consiglio dei ministri che ha varato il decreto in polemica con la Presidenza della Repubblica: “Saranno quelli del Pd – osserva uno dei suoi (di Berlusconi, n.d.r.) esperti di immagine – i veri Ponzi Pilati. Mentre Napolitano rischia di fare la parte del boia”.
Ha scritto Ida Dominijanni sul “manifesto” che Berlusconi “uccide un padre”, e “sfida a singolar tenzone” il capo dello stato per affermare il suo essere “padre-padrone dell’Italia”. La povera Eluana non c’entra più molto.
Sul Corriere della Sera il filosofo cattolico Giovanni Reale dice che il decreto del governo è un errore perché “si oppone all’idea di libertà su cui è radicato il concetto occidentale dell’uomo. E lo dico da cattolico”. Ha anche aggiunto: “Chi più del padre e della madre ama quella ragazza? Mi sembra che nessuno più di loro abbia il diritto di dire che cosa avrebbe voluto fare la figlia, ora che lei non è più in grado di esprimersi”.
Resta da sperare che gli “esperti di immagine” di Berlusconi abbiamo fatto male i conti, e che questa vicenda terribile risvegli le parole e i pensieri migliori di laici e cattolici di questo paese.

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