Che sarebbe successo se fosse stato un ragazzo, un bel ragazzo, a vivere per diciassette anni nelle condizioni di Eluana Englaro, con un padre pronto a combattere per lui, per rispettare la sua volontà?
Non è facile rispondere, è una specie di prova al contrario che può apparire perfino morbosa, eppure mi si è insistentemente proposta nei giorni duri in cui il corpo di donna di Eluana è stata una presenza sospesa nelle nostre menti. Perché non c’è dubbio che i sentimenti, le angosce, le fantasie suscitati dalla dolorosa vicenda di Eluana sarebbero stati differenti se lei non fosse stata una donna. Anzi, una giovane, splendida ragazza dal sorriso meraviglioso.
Non che intenda criticare la scelta del padre di non mostrare sue immagini recenti, una scelta dettata dall’amore, non altro, che certo non lo ha aiutato a persuadere l’opinione pubblica. E del resto Beppino Englaro è sempre stato chiaro, nel raccontare di sua figlia. Una ragazza attiva, audace, vitale, un puledro di razza, la chiamavano in famiglia. Connotazioni ben poco femminili, a ben pensarci. Un giovane donna piena di vita resa passiva dall’incidente, un corpo affidato alle cure invasive di altri.
È questo il passaggio cruciale, la passività. Naturalmente anche un ragazzo, un uomo in stato vegetativo è un corpo affidato, passivo. Ma diverso sarebbero stati il racconto, le emozioni, le immagini, la percezione del dramma. A nessuno sarebbe venuto in mente di dire: potrebbe generare figli.
Non che non sia pensabile, una donna italiana ha appena chiesto di essere autorizzata a prelevare spermatozoi del marito in stato vegetativo per praticare un’inseminazione artificiale. Ma si tratta appunto di tecnologie. Nelle parole di Berlusconi, nell’evocazione in Consiglio dei ministri delle mestruazioni persistenti non c’è traccia di tecniche. Piuttosto dell’antico turbamento di fronte al mistero del corpo femminile. Passivo, puro contenitore di un seme maschile –necrofilo – e proprio per questo capace di dare la vita. Una scena horror che ci perseguita.
Uscito anche su “Il diario” in edicola il 20/2/2008