Anima / Corpo

benessere malessere, la scienza, lo spirito, la vita

Rachida libera (ma come un uomo?)

14 Gennaio 2009
di Letizia Paolozzi

Deve esserci una ragione se i media si sono dedicati con tanta passione al “caso“ Rachida Dati.
Intanto, è in gioco l’idea, il giudizio, il valore che si attribuisce alla maternità. Poco riconosciuta se è vero che “il dopo“, quando il bambino è nato, sta tutto nelle braccia – e sulle spalle – della mamma. Trulli trulli, prima li fai poi li trastulli.

Ma se questo è vero, lo è anche, in questi nostri anni, il successo del ventre rotondo. Moda, omaggio rituale, mammismo. Vai a sapere. Si sprecano le foto della gravidanza di attrici, cantanti, top model. Nel film “Fargo“ dei fratelli Coen era la moglie di Joel, l’attrice Frances McDormand, incinta di sette mesi, a interpretare un poliziotto del Minnesota, in preda alle nausee e nelle mani di sequestratori psicopatici.
Adesso si sono aggiunte le politiche di professione. Buon segno per la democrazia dove la presenza femminile è rara avis. Così la ministra spagnola per la Difesa, Carmen Chacon, incinta di otto mesi, ha passato in rassegna le truppe all’estero (con ginecologo e anestesista al seguito). La vice di McCain, Sarah Palin, governatrice dell’Alaska, con i suoi cinque figli dei quali una incinta si è costruita grazie alla prole una vera e propria “palinologia“.
Infine, Rachida Dati, ministra francese alla Giustizia annuncia: Sono incinta. Dall’ex premier Aznar in giù, i maschi sentono il dovere di negare: No, non sono io il padre. E lei “Ho una vita privata complicata“.
A cinque giorni dal parto con cesareo, la superwomen corre all’Hotel Matignon. Giusto o sbagliato? Ambivalenza di commentatori e commentatrici. Per qualcuno trattasi di donna forte, emancipata. Anche se una distinzione andrebbe fatta tra – non diciamo l’operaia o la precaria – ma la magistrata, l’avvocata, l’insegnante e la ministra. Mestiere transeunte, quest’ultimo. Però, fino a quando una donna ricopre quell’incarico, ne trae alcuni benefits del genere macchina con autista, baby sitter a volontà, che non sono secondari se vuoi lavorare e contemporaneamente partorire. Per la stragrande maggioranza delle donne, comporre una vita, ovvero conciliare affetti e lavoro, è roba da Nobel dell’economia.

Secondo i denigratori, precipitandosi al consiglio dei ministri, Rachida Dati ha offerto un grosso aiuto ai capi, boss, padroni di mezzo mondo. Se il parto si trasforma in un rendez-vous come altri, congedi di maternità, permessi, tutele possono essere eliminati come attrezzi arrugginiti.
C’è da dire che la ministra deve difendere il suo posto. Da tempo, la magistratura è in rivolta contro di lei. Sarkozy, che ha annunciato una grande riforma della giustizia (per non essere da meno di Berlusconi?) potrebbe aver pensato: con la nascita della piccola Zohra, ho una buona scusa per allontanare la novella madre dal dicastero.
Allora, la corsa a Matignon non sarebbe tanto un esempio di modernità ma solo il segno di come girano le cose. E cioè che oggi sono le donne a decidere. E’ la libertà, bellezza! Su questo unanimità nei commenti (da Annalena Benini a Lina Sotis a Giuliano Ferrara a MariaRosa Cutrufelli): Se dunque una madre ha quasi paura di toccare la sua creatura così piccola, e vuole accarezzarla, cullarla, stringerla, deve poterlo fare. Se l’altra si precipita a lavorare, nessun problema. L’emancipazione ce la siamo conquistata e guai a chi ce la toglie.
.
Vero. Fu una grande battaglia. Vinta dalle donne. Da donne soprattutto della sinistra come Marcella Ferrara (“Mia madre mi raccontò che immediatamente dopo la nascita di Giorgio (1947), il suo primo figlio, quel bruto di Togliatti, la ricevette nel suo ufficio a Rinascita, la rivista teorica del Pci, e le disse: Vi faccio le congratulazioni, Marcella, e vi prego di portare in tempo le bozze in tipografia“ racconta sul “Foglio“ il direttore, Giuliano Ferrara).
Ma i sensi di colpa si sprecavano. A me, giovane madre e lavoratrice, Marcella Ferrara spiegò che i sensi di colpa li aveva placati dedicando ogni sera, cadesse il mondo, mezz’ora ai figli. Da allora, la ruota gira diversamente. Le donne dicono un “doppio sì“ al lavoro e alla maternità.
Quanto a Rachida Dati: introiettare l’idea che l’emancipazione consista nell’essere tale e quale agli uomini; convincersi che alla disuguaglianza si risponde investendo anima e corpo nella carriera, non sarebbe né una vittoria dell’emancipazione né una conquista della libertà femminile. Certo, il primo ministro francese Fillon, se un giorno diventa padre, al consiglio dei ministri dei ministri ci va comunque. Ma su questo nessuno trova niente da obiettare.

Featuring Recent Posts WordPress Widget development by YD