Paola Binetti dice una sciocchezza su pedofilia e omosessualità parlando delle paure della Chiesa cattolica? Sia condannata dal Pd, forse espulsa… Il senatore Villari non si dimette dalla Commissione di Vigilanza Rai dove è stato eletto con i voti della maggioranza di centrodestra? Venga radiato, cacciato…
Qui non si parla tanto delle scelte sicuramente discutibili e comunque molto distanti nei contenuti di Binetti e Villari. Si meriteranno le critiche più feroci. Ma colpisce questa specie di riflesso condizionato: non la pensa e non si comporta come vuole l’opinione ufficiale del partito? Sia messo alla porta.
Vengono in mente le parole acute di Simone Weil contro il “noi” imperante dei partiti politici, ma anche il suo rifiuto di accettare il ruolo pubblico sociale della Chiesa cattolica (poisizione quest’ultima da ricordare alla ortodossa Binetti).
Non è solo il “noi“ a preoccuparci. E’ l’assenza di autorità delle decisioni che vengono prese da un gruppo dirigente. E il fatto che la formazione delle decisioni non sia mai sostenuta da una rete di relazioni, bensì da regole, conte, schieramenti, opportunismi che si rivelano inani e inutilizzabili per prendere delle decisioni con un minimo di assennatezza.
Gli interventi che pubblichiamo qui di Imma Battaglia e Paola Binetti in fondo dicono che si può anche litigare con energia senza cadere nel rischi della negazione simbolica dell’altro.
LETTERA APERTA DI IMMA BATTAGLIA A PAOLA BINETTI
Cara Binetti, dico “no” alla tua espulsione e alla tua “dimessa” al rogo.
Ma basta con la caccia alla strega gay.
Invito Veltroni a fare altrettanto e dico “si” a un PD che parli chiaro sui gay.
Cara On. Paola Binetti,
raccolgo la tua sfida, e ti scrivo forse scandalosamente, per dirti che non mi piacciono i processi politici e quindi se in gioco c’è, per questo, la tua espulsione dal Partito Democratico, io da esponente gay dico la mia e voto “no”, invitando chiaramente Veltroni a schierarsi perché tu non venga espulsa.
L’invito che rivolgo al PD, e al suo segretario Walter Veltroni, è quello di fare in modo che le tue opinioni diventino chiaramente minoranza. Questo vorrebbe dire che dal principale partito della sinistra viene non tanto un “no” secco alle tue opinioni, ma un “sì” deciso ad un progetto chiaro e condiviso di riforma e progresso dei diritti civili e dei diritti di gay, lesbiche, bisessuali, trans, richieste di progresso civile che nella società non sono minoranza.
Non mi piacciono i processi alle opinioni come non mi piacciono le epurazioni. In politica valgono i processi politici democratici e la forza delle proposte e delle azioni. Sono sicura che il PD se vuole può far compiere al Parlamento e al Paese un passo in avanti rompendo un tabù che vede l’Italia ferma all’età della pietra sui diritti civili dei gay, creando, anche, un terreno condiviso e bipartisan con il centro destra.
Le tue opinioni, cara Binetti, rasentano spesso l’ideologia. Da donna di scienza quale sei, dovresti sapere che nella realtà i reati di pedofilia e di pedo pornografia hanno poco a che fare con le tendenze e gli orientamenti sessuali. Stiamo parlando di reati che vedono vittime innocenti e colpevoli adulti. Le sentenze della Congregazione per l’educazione cattolica del Vaticano e le tue opinioni non stanno né in cielo, né in terra. I reati di pedofilia interni alla Chiesa vanno perseguiti con rigore anche da parte della Chiesa, non creando nuove bandiere ideologiche.
I gay non c’entrano niente!
La vita delle persone omosessuali non deve essere strumentalizzata per coprire le dinamiche organizzative interne della Chiesa stessa e per coprire gravi responsabilità individuali. Cara Binetti, è facile dicendo cose irrealistiche e che generano paura creare fantasmi da prime pagine sui giornali, più difficile è essere seri e affrontare ciò che è reato come reato, la violenza pedofila praticata come reato, e dire chiaramente che invece l’omosessualità non solo non è sinonimo di pedofilia e ovviamente non è reato. E’ una condizione dell’essere umano che rappresenta il vivere civile di milioni di persone che ancora, purtroppo, fanno da parafulmine e vengono strumentalmente tirate in ballo. Anche il tuo essere cattolica, dovrebbe considerare che la caccia alla strega gay è esercizio dello spirito e della politica da dismettere, così come io non ritengo che tu vada “dimessa” al rogo.
Imma Battaglia
LA RISPOSTA DI PAOLA BINETTI
“Cara Imma,
rispondo molto volentieri alla tua lettera e te ne sono davvero grata.
Credo che una rapida ricostruzione della “vicenda” possa aiutare a fare chiarezza, a partire dalla mia convinta stima per MOLTISSIME persone omosessuali, tra cui anche te, Paola Concia ed altre amiche ed amici di vecchia data. Come tu ben sai sono totalmente a favore del riconoscimento dei diritti individuali degli omosessuali e contraria a qualsiasi forma di discriminazione, tanto più se assume il carattere di violenza fisica e/o psicologica.
In questo caso il mio era un criterio di prudenza, che sottolineava il rischio che si poteva presentare in alcuni possibili preti omosessuali, anche per la tipologia di compiti di formazione accanto ai giovani: non a caso la vicenda americana conferma in alcuni casi questa ipotesi.
Convengo con te che il vero dramma è la pedofilia, che presuppone manipolazione, quando non aperta violenza. Ma non ho mai pensato, neppure remotamente, a qualsiasi possibile forma di sovrapposizione con gli omosessuali, se non in via di rischio ipotetico. E spero che su questo punto di lotta alla pedofilia si possa trovare una linea di convergenza a tutela delle nuove generazioni.
Mi spiace che il mondo Gay nelle persone dei suoi massimi dirigenti abbia voluto cavalcare questa cosa, contribuendo a trasformare ciò che nelle mie parole era solo un’ipotesi, un rischio per l’appunto!, in una sorta di equivalenza: omosessuale= pedofilo!.
Mai detto, (basta eggere con attenzione l’articolo!), mai pensato e davvero -come tu stessa dici!- fermamente impegnata a che questo non avvenga mai, né in ambito omosessuale né in ambito eterosessuale! e anche questo diceva la mia intervista, ma non è stato raccolto.
Paola Binetti