Probabilmente, la vicenda delle intercettazioni si è chiusa l’altro giorno a piazza Navona. Beppe Grillo, Sabina Guzzanti non fanno più ridere. Non ci riescono più. La satira adesso è diventata avanspettacolo.
Comici al disastro o disastro della politica?
Oppure è mancata la materia prima, perché di quelle famose intercettazioni prove non ci sono. Forse sono andate al macero per la loro irrilevanza penale. Anche se tutti ne hanno parlato con sicurezza. La sicurezza delle apparenze. Tanto da trasformare il reality in dati di fatto. Fino al falso dialogo tra Confalonieri e il Cavaliere che inneggiava al sesso orale.
Secondo il vicedirettore di Repubblica, Giuseppe D’Avanzo, le intercettazioni sarebbero state messe in giro dal premier Berlusconi. Per stornare l’interesse dal processo Mills, dalle leggi ad personam, dal lodo Alfano?
Chi detesta il premier, ha moralizzato sui corpi di non-reato, sulle “virtù di una giovane signora planata dallo spettacolo alla politica“, sulle oscene, depravate, porcellone conversazioni del premier intorno alle sue ministre o “gheishe“ o “gnocche“, nel molto diretto vocabolario del direttore di Libero, Vittorio Feltri. Oppure ha ricamato sulle Pompadour, sulle favorite, con parole apparentemente più colte.
Chi ama il premier, prova una novella passione nei confronti del signore di Arcore, proprio grazie alle intercettazioni inesistenti. In fondo, le supposte conversazioni ingigantiscono la fiducia e la fierezza del suo elettorato. In tempi di vacche magre, e di recessione, di barili dal prezzo sempre più alto, di Stato italiano indebitato fino al collo, Silvio tiene alta la virilità dei nostri concittadini.
Assistiamo a un nuovo spettacolo: la vita erotica come valore in sé. Bravo, bene: ancora, quante volte, mica male per la sua età!
Italiani contenti di questo nuovo genere di “premierato forte“. Grandi della terra, a noi, con il nostro Silvio nazionale, ci fate un baffo. Molte “azzurre“ consentono. Si allarga il gap con le varie sinistre e socialisti e liberali-liberisti e democratici tout court. Non avendo attestati (o intercettazioni a luci rosse) alle quali riferirsi, la vita politica gli mostra la faccia matrigna.
Vero è che il privato ha preso uno spazio enorme. Purché sia di successo, garantito dai soldi, dal potere. E dal numero di prestazioni sessuali? La politica non ci guadagna granché. Anzi, perde in autorità. Non è la prima volta. Mica pensate che dipenda dalla legge elettorale. E che il maggioritario sarebbe risolutivo.
In effetti, Silvio al telefono è un bulletto, spiegava sul Corriere della Sera il suo sodale Fedele Confalonieri. “Nonostante il peso degli anni e degli incarichi, si è portato dietro quell’aspetto goliardico e giovanilista. Non fa distinzione se discute di questioni aziendali, politiche o private“. Umberto Bossi, ormai nella parte di chi ha messo la testa a partito (oppure al federalismo), chiosa: Silvio al telefono è un coglione.
Maledetti i cellulari e pure i fissi. Non per via delle intercettazioni (che non ci sono) ma per il linguaggio usato, che è quello del talk show, dell’intervista, del dibattito televisivo dove si va a spiattellare tutto ciò che, in passato, si sarebbe tenuto nascosto. Viviamo nella “cultura della spudoratezza“, che volete farci?
E di questa spudoratezza il linguaggio è sintomo rivelatore. Rivela lo stato dei rapporti tra uomini e donne, il modo che hanno gli uomini di pensare le donne. Di mezzo c’è, evidentemente, il sesso femminile e, rispetto agli uomini, sicuramente più potenti, le diverse strade, le scorciatoie, le scelte di carriera che gli si aprono.
Sono in tante le signorine e signore che hanno cura di sé. Possiamo chiamare le strade che scelgono una forma bastarda di “emancipazione“ (Lucetta Scaraffia sul Riformista)? Certo, una punta a recitare in Incantesimo; un’altra magari aspira a un dicastero. Qualche decennio fa, il modello emancipato della parlamentare richiedeva donne austere con gonna longuette, capelli corti, camicetta accollata, tacchi di tre centimetri. Poi è cambiato look, griffe, e gli stiletti di dodici centimetri sono risuonati in Transatlantico. E lo scambio sessuale, in linea con la vita erotica come valore in sé, è una delle strade possibili.
Ma questo non placa il sesso maschile che, di fronte ai cambiamenti (buoni e cattivi, naturalmente) piange sulla mascolinità perduta. Basta sentire come parlano alcuni uomini. Forse il premier rientra in questa minoranza (almeno speriamo che sia tale). E Sabina Guzzanti lo imita. Anzi, si fa eco del premier.