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Quando le lesbiche cacciano la strega

19 Maggio 2008

Sospesa, come a scuola. Anzi no come nel gioco del Risiko del movimento LGBT. Di questo Arcilesbica accusa violentemente la mia compagna, Francesca Grossi, fino a pochi giorni fa Segretaria nazionale e Presidente del Circolo di Roma. Di avere da alcuni mesi dichiarato un po’ troppo allegramente, e con un uso spregiudicato dell’informazione, prima respingendo un’improvvisata dichiarazione poi smentita di Aurelio Mancuso di Arcigay sulla candidatura di Paola Concia, lesbica dichiarata ed impegnata nella battaglie per i diritti lgbt, poi di aver detto un’eresia, nel dichiarare alla stampa “bravo Rutelli” che accoglieva una piattaforma politica presentata ai candidati a Sindaco di Roma, pur senza esprimergli un dichiarato sostegno elettorale e oggi in finale scatta il cartellino rosso.
Questa volta, no, è troppo! Francesca è rea di avere firmato una lettera aperta niente po’ po’ di meno che al neo Sindaco di Roma Gianni Alemanno. Aiuto!!!!!! La Grossi l’ha fatta grossa. Dobbiamo correre ai ripari. Questo è troppo. Noi lesbiche di Arcilesbica che vogliamo incontrare il Sindaco di Roma fascista? Giammai!
Accusata di assenza di condivisione, la Grossi vorrebbe imporre, secondo le sue compagne o ex compagne, una linea politica diversa da quella dell’associazione, di rinuncia alla lotta alla destra, oppure addirittura ha smanie di protagonismo e viene forzatamente inserita nel circo della fiera delle vanità fini a sé stesse. Nella decisione di firmare la lettera, che parte peraltro da Imma Battaglia, Presidente del Di Gay Project, Aurelio Mancuso, Presidente di Arcigay e Fabrizio Marrazzo, Presidente di Arcigay Roma, ancora una volta ha peccato di divergenza politica.
E’ per questo, si chiedono, semmai le sue dimissioni dall’incarico di dirigente o democraticamente si apre un dibattito interno e fuori. No, siccome si è tra donne, come direbbero quelli della cultura dominante, viene messa all’indice pubblicamente, accusata di protagonismo e le si toglie la tessera, pardon, si sospende, togliendole diritto di parola interno all’associazione e pubblica facoltà di replica. Anche dai siti istituzionale dell’associazione viene bandita. Ma non da ora, dalla campagna elettorale. Che dire?
Francesca Grossi è impazzita o manovrata politicamente oppure sono le sue ormai ex compagne di associazione che stanno facendo un’operazione da epurazione, per altro non molto ragionata se non in base a fattori politici? E’ già, perché, se nelle ultime elezioni i diritti lgbt erano pressoché espulsi, ora possono tornare di moda, almeno per parlarne un po’. Anche perché siamo fuori campagna elettorale, anche se vicini a quella ancora tutta da definire delle europee, e cosa più seria siamo vicini al Pride, dunque in molti ci si riposiziona.
Ma gay, lesbiche, trans, hanno votato come gli andava, a sinistra, a destra, in alto o in basso, o non hanno votato. Ma qui da noi, tutto finisce sempre per avere un’impronta politica di parte. E così, i politici sono sempre pronti a parlare degli omosessuali per darsi una qualche identità, di destra o di sinistra, e determinare se sono cittadini di seria A o B, i cattolici ufficiali se gli omosessuali sono naturali o strani e quindi in quanto tali da redimere o da scomunicare, e il movimento se questi sono diritti solo di sinistra.
Ma forse, prima di ricominciare ad essere di nuovo strumentalizzati in positivo o in negativo dalla politica e stigmatizzati dall’etica ufficiale, ma questo è sicuro, dovrebbe maturare la consapevolezza che questi sono diritti, per altro già vecchi in molti paesi. E che l’orgoglio lgbt può e deve con-vincere. Se ci sarà o no l’incontro con Alemanno Sindaco prima del Pride romano o anche dopo non è un dettaglio irrilevante. Così come se questo Governo Berlusconi IV sarà un po’ europeo sui diritti civili delle persone lgbt, non è un dettaglio irrilevante.
Per governare fenomeni sociali complessi si sta formando una nuova classe imprenditoriale politico culturale, gli imprenditori della paura, per esempio sugli immigrati. Ovviamente sono sempre pronti anche gli imprenditori politici della paura di rinati fascismi. Ma questo gioco soprattutto per chi sa cosa produce la paura quando si chiama omofobia, va evitato. Oltre che è diciamocelo chiaramente un po’ anacronistico.
Non farlo è una responsabilità grande nell’Italia dei mille ritardi nei confronti della politica sulle donne, figuriamoci sulle lesbiche, sui gay o sui trans. E’ innanzitutto un fatto culturale. Forse la risposta più sensata è quella di dare priorità alla ricerca democratica del dialogo, del confronto politico anche serrato, del rivendicare il senso democratico delle istituzioni.
A meno che tutto questo piccolo brutto episodio, che ha fatto di una militante e dirigente dell’unica associazione esistente a livello nazionale di lesbiche, non sia un modo per interpretare anche da parte delle dirigenti storiche e meno storiche, un problema interno al movimento lgbt o ad Arcilesbica, per quel che conta, nonostante la buona volontà di uno sparuto gruppo di donne, forse un po’ troppo inclini a ruoli gregari all’interno del movimento, e perché no un problema interno alla sinistra. Più radicale, o di più, minoranza della minoranza, nonostante la storica batosta elettorale, o più aperto, o riformista e meno improntato al pensiero unico barricadero?
Che dire? Si spererebbe di no. Ma questo è argomento più noto e sul quale forse con più dimestichezza molti sapranno e vorranno intervenire.

Alessandra Filograno

Lettera aperta
al Sindaco Gianni Alemanno

Caro Sindaco Alemanno,
siamo arrivati nel 2008 attraverso molteplici percorsi storici importanti che hanno portato a significativi cambiamenti sociali in Italia dal dopoguerra in poi. Come movimento omosessuale italiano abbiamo, fin dagli anni ’70, portato avanti battaglie culturali prima ancora che politiche, che vedono nelle città di Roma, Milano, Bologna, Torino, Napoli e Catania le grandi avanguardie.
Nella città di Roma convivono decine di realtà associative che hanno svolto un ruolo fondamentale di supplenza della politica, rispondendo a tutti quei bisogni di una parte della popolazione che troppo spesso si sono sentiti come un corpo estraneo dal resto della società. Tutto questo attivismo ha permesso di costruire grandi iniziative e progetti, come il Gay Pride, la Gay Help Line, il Gay Village, la Gay Street, il Premio “Maria Baiocchi”, la campagna Antidiscriminazione del Comune di Roma, la formazione dell’Amministrazione comunale e progetti per i giovani e le scuole, il Torneo internazionale lgbt AquaRomae e l’Assemblea Europea dello Sport lesbico e gay, volti a evidenziare un vuoto legislativo ed a sancire la pari dignità sociale di tutti le cittadine e cittadini omosessuali e transessuali.

Nella città di Roma, anche quest’anno la comunità omosessuale si sta preparando al Gay Pride, che per il movimento lgbt italiano ed internazionale, ha sempre rappresentato il momento più importante dell’espressione di rivendicazione di uguaglianza e pari dignità. Il Pride è il luogo/modo in cui la popolazione lgbt rivendica, non solo il diritto ad esistere, ma prima ancora quel rispetto, quelle pari opportunità che devono essere riconosciute a tutti i cittadini, come diritti umani!
Non possiamo non riconoscere come anche la destra italiana abbia fatto un percorso importante nello sganciarsi dall’eredità storica e politica del fascismo, dimostrando con fatti e gesti simbolici importanti – come la visita di Gianfranco Fini a Gerusalemme – di essere un forza politica democratica, che si riconosce nei valori repubblicani e nei principi della Carta Costituzionale. Con questo percorso la destra italiana ha, legittimamente, avuto il mandato da parte degli elettori di governare questo Paese, compresa la città di Roma.
Pensiamo sia fondamentale che la destra italiana continui quel cammino di modernizzazione, così come già avvenuto in altri partiti della tradizione popolare e conservatrice europea, perché non ci sarà mai quel riconoscimento di uguale cittadinanza delle persone omosessuali e transessuali se la maggioranza della classe politica di questo paese non raccoglierà la sfida delle pari opportunità di accesso ai diritti civili.
Come movimento lgbt siamo consapevoli della responsabilità, come attore sociale, che ci compete in questo cammino di modernizzazione, che deve essere perciò una missione comune a tutte le forze politiche e sociali di questo Paese. Il nostro compito come movimento omosessuale è quello di dialogare con tutte le forze democratiche, senza pregiudiziali politiche di sorta.
Crediamo che ricominciare uno scontro “destra-sinistra”, tra il movimento omosessuale e questa classe politica, sia non solo inutile ma anche profondamente dannoso per tutte per tutti, rischiamo di ampliare ancora di più quel solco di divisione che separa il movimento LGBT da quella parte società, rappresentata in gran parte, ma non solo, dai partiti di centro-destra.

Siamo perciò pronti ed accogliamo la Sua richiesta di incontro, affinché la pratica della conoscenza e del dialogo non rimangano lettera morta, consapevoli che il rischio di una partita di ping-pong ideologico è, purtroppo, dietro l’angolo.
Ascoltando ciò che viene richiesto da tanti omosessuali ed eterosessuali stanchi di litigi e scontri che si combattono sulla pelle di molti cittadini, che cercano semplicemente di vivere la propria vita con serenità e pienezza.
La invitiamo Sindaco ad essere promotore di un percorso virtuoso di ascolto e di confronto.
Senza dare un colpo di spugna a quanto fatto in questi anni sia a Roma, sia nel resto d’Italia, auspichiamo che Lei Signor Sindaco metta concretamente in pratica quanto detto, e che a breve sia dunque possibile un incontro per discutere del Gay Pride di Roma e della questione lgbt in questa città.

Aurelio Mancuso, Presidente Nazionale Arcigay

Imma Battaglia, Presidente Di Gay Project
Fabrizio Marrazzo, Presidente Arcigay Roma
Francesca Grossi, Presidente Arcilesbica Roma

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