Storie / Corsivi

racconti di persone, polemiche ad personam

Laicità, spazio plurale e aperto

2 Febbraio 2008
di Bia Sarasini

Di che cosa parliamo, quando parliamo di laicità? Perché c’è poco da discutere, gli atti di sottomissione rafforzano l’autorità a cui si rende omaggio. Dopo una settimana di prosternazioni per il “triste” episodio della mancata partecipazione di Benedetto XVI all’inaugurazione dell’anno accademico alla Sapienza, dopo la partecipazione di tanti politici, cattolici e non, all’Angelus di “affetto” per il Papa proposto dal cardinale Ruini, non c’è da stupirsi che il presidente della Cei Bagnasco nella prolusione all’Assemblea dei Vescovi si senta legittimato a dettare con forza la linea ai politici, configurando perfino una svolta nella propria gestione finora più moderata del predecessore Ruini. Una posizione che ha un unico pregio, la chiarezza, perché mostra senza dissimulazioni quale sia oggi il progetto della Chiesa Cattolica in Italia: esercitare una vera influenza sulle politiche pubbliche ben al di là dei riferimenti etici e della persuasione, in una prospettiva schiettamente neotemporalistica. Nonostante le dichiarazioni contrarie, contenute anche nel discorso di Bagnasco (“La Chiesa non è interessata al potere”), la Chiesa italiana si muove come un potere del tutto mondano, in gioco e in competizione con altri. Il che entra in conflitto con l’esistenza del concordato con lo Stato Italiano, che dovrebbe regolare e separare in via definitiva le rispettive sfere di influenza. Allora, in questo contesto, di che cosa parliamo, quando parliamo di laicità?

Parliamo di uno spazio aperto, comune, condiviso, pubblico in cui ciascuno si possa ritrovare liberamente nella ricerca di un linguaggio che nomini per tutti le questioni di comune interesse, e in cui non ci sia una visione, una fede, un’ideologia, neanche conoscenze scientifiche che per definizione o per autorità superiore predominino sugli altri. Ora, non c’è dubbio che questa prospettiva contrasti con le posizioni attuali della Chiesa, come di molti cattolici in politica. Ma è in forte conflitto anche con tutte le semplificazioni che vogliono far coincidere laicità con ateismo se non addirittura anticlericalismo.

Laici sono, e in certo senso prima di tutti, i credenti, le persone che hanno fede, che vivono un’esplicita dimensione spirituale che non pretendono di imporre a nessuno, ma che non rinunciano a testimoniare. Non che la Chiesa non vada combattuta, quando si muove come un potere politico, ma questa azione indispensabile non andrebbe confusa, appunto, con la laicità. Accettando, senza accorgersene, il terreno della Chiesa, almeno di questa Chiesa, che pretende di esercitare una completa autorità sul terreno mondano, politico. Con almeno due conseguenze nefaste.

La prima l’abbiamo sotto gli occhi ormai da anni. Il progressivo conferimento alla Chiesa di un’autorità pervasiva nel campo dei valori, dell’etica, della stessa libertà. L’esito è il crollo di qualunque autorevolezza della politica, anche di sinistra. Incapace di ascoltare, di distinguere, tenere separato, cioè mantenere aperto lo spazio della laicità, lo spazio in cui un Papa sia libero di parlare (nel momento appropriato) e altri, (docenti, studenti) siano liberi di essere – in pubblico –in disaccordo.

La seconda conseguenza è meno evidente, ma non meno grave. Il luogo comune che identifica la laicità con l’ateismo militante, o comunque l’antispiritualità per definizione, impoverisce l’esperienza, la pratica politica della sinistra. Genera riflessi condizionati, slogan fin troppo automatici, come se essere di sinistra, anche atei o agnostici, significasse essere indifferenti, non sapere porsi domande sulla vita, sui limiti dello stesso esistere umano.

Per questo credo che riflettere e praticare la laicità in forma aperta e plurale sia indispensabile a una nuova sinistra. Per allargare gli orizzonti, per affiancare a un rigoroso rifiuto di politiche autoritarie di stampo ecclesiale, un libero confronto sui diritti individuali e i confini dell’agire politico.

L’articolo è già uscito su www.aprileonline.info

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