Cara Letizia ho letto con interesse il tuo pezzo “crisi politica o crisi della politica (maschile)?” presa come sono dalle mai sopite passioni. Mi stupisce sempre, anche se so che è così, che tu io e altre non ci perdiamo una battuta dell’attualità. Ma fuori di “noi” dalle donne in particolare, ma anche da molti uomini, sento sempre più spesso dire: io non leggo più i giornali, e neanche guardo i telegiornali, e non ci capisco più niente.
Non condivido però il tuo discorso così imperniato sulla “crisi della politica degli uomini”, cosa che certamente c’è sotto forma di crisi antropologica e esistenziale, ma ormai – credo – non si può parlare solo di loro pensando che le nostre simili sono (o potremmo essere) migliori di loro, visto che le donne nella politica ci stanno. Saranno insoddisfacenti perché non hanno autorità e non se la sanno assumere, ma ci sono. Dunque la crisi della politica è, secondo me, la crisi della politica istituzionale, senza altri aggettivi.
Quello che tu auspicheresti come sbocco intermedio per evitare le elezioni anticipate è un governo di continuità per svolgere un anno di, scrivi: “lavoro intenso, non solo per una nuova legge elettorale ma per alcune riforme costituzionali indispensabili. Ma per restituite un po’ di salario a quelli – vedi i recenti dati di Bankitalia – che da molti anni perdono quattrino a favore dei più ricchi”. Bé, lo stesso ha detto Emma Bonino uscendo da una delle consultazioni, solo che al posto della restituzione dei soldi ai lavoratori, ha citato le liberalizzazioni… Io non sono, comunque, d’accordo.
Un governo in continuità con quello di Prodi, anche se con un altro capo e “rimpastato”, che è stato deludente per tutti e in più tenuto su con gli stecchini praticamente da quando è nato, e sopravvissuto finora per la protervia del presidente del consiglio, mi sembra una follia. Mi sembrerebbe la spinta finale verso l’antipolitica e un vero regalo per l’attuale opposizione (non solo quella parlamentare, ma anche per quella, folta, che c’è nel paese). Altro che, come tu speri, darebbe: “dare il tempo ai partiti di trovare un linguaggio, dei valori, anche delle alleanze non solo dettate dalla furia di “vincere” o “perdere”. A parte il fatto che in politica, in regimi democratici, si vince o si perde altrimenti non si capisce perché c’è il governo e c’è l’opposizione, proprio il linguaggio diventerebbe ancora più diffusamente barbaro. Senza contare la pletora di nuovi partitini che andrebbe a formarsi. E quello di Beppe Grillo non ce lo toglie nessuno.
E però anche io non voglio il voto subito, anche se penso sia inevitabile, e questo mi sembra una corsa al peggio per il paese. Quindi sono anch’io per un governo ponte, però esclusivamente per fare una riforma elettorale e costituzionale: non si può andare avanti con tutti questi parlamentari ingessati nel bicameralismo perfetto, non si può andare avanti senza spazzare via partiti piccoli e senza dare un premio di maggioranza a chi viene eletto per andare al governo. E poi: che ci stanno a fare Presidenza della Repubblica e Province? E già che ci siamo cambierei anche la prima parte della Costituzione. Sogni. In realtà mi accontenterei di molto meno. Il problema è che neanche questo meno è in vista. Il defunto centro sinistra è spaccato in due: PD (partito per ora virtuale) e cose rosse e arcobaleno, lacerato più che mai dalla lotta intestina tra “le due sinistre”. Nessuno, di quello schieramento è in grado di far accettare una proposta del genere all’opposizione montata sul predellino della mercedes di Berlusconi.
Dovrebbero essere i “vincenti” di oggi a proporre alla ex maggioranza sconfitta la soluzione ponte per andare alle elezioni. Ma Berlusconi non lo farà, la cavalcata per rioccupare i posti, l’unica cosa che tiene insieme i suoi alleati, è partita. Cinismo. Del resto, se le parti fossero rovesciate, il leader disarcionato del centro-sinistra non farebbe lo stesso? Non ha fatto lo stesso quando si è imbarcato a governare da solo con quei pochissimi voti di scarto e con la situazione assurda al Senato? Trascinando dietro di se illusioni e confusioni. Dunque, aspetto le elezioni… per non andare a votare. Molto amareggiata, in verità. Però ti mando un bacio allegro
Roberta Tatafiore
P.S. Naturalmente potrei sbagliare le previsione e magari assistere a un colpo di teatro benefico, come quello che auspichi tu. Giuro che farò autocritica.