Straordinarie le primarie americane. Viste da qui, dalla nostra periferia “sfilacciata” tra l’immondizia e i magistrati, nel diluvio di parole al riparo delle mantelline dei cardinali, nella crisi orgogliosa di un governo ansimante, ecco, viste da qui, leggendo i giornali, sembrano una boccata d’aria fresca.
Sappiamo, certo, che i candidati si combattono senza esclusione di colpi. Insulti, insinuazioni, quattrini, lobbie, furbizie mediatiche. Ma, insieme e oltre i programmi politici, la sfida dei democratici, tra la donna con le rughe e il nero giovane e sorridente, non può che appassionare. Che cosa farà più ostacolo, la “razza” o il sesso?
Gloria Steinem, femminista storica americana, scrive: “quello che mi preoccupa è che a lui si guarda come elemento aggregante perché nero, a lei come elemento di divisione perché donna” (New York Times/Liberazione, 20 gennaio).
Non ha dubbi la Steinem: la barriera sessista è più forte di quella razziale. Altre ed altri sostengono il contrario. La Clinton è osservata in modo spietato. In particolare dagli occhi femminili. E se, come dicono i sondaggi, le donne di mezza età, le lavoratrici, si identificano più facilmente con lei, le borghesi, quelle che scrivono sui giornali e insegnano all’università, ne diffidano. E’ elitaria, non ascolta la gente, scrive ad esempio la sociologa Barbara Ehrenreich (Liberazione, 20 gennaio).
La riprova? Il fallimento della riforma sanitaria del 1993. “Un cambiamento storico non lo fa la più bella della classe, anche se va a letto con il presidente”. Di essere moglie di Bill non le viene perdonato. Da Obama innanzitutto: c’è un marito di troppo e per di più bugiardo nella campagna elettorale (Il Giornale e altri, 22 gennaio). “La sua (di Hillary, ndr) intera carriera è stata costruita sul potere nepotistico di Bill” dice Camille Paglia (Corriere della sera, 20 gennaio), che conclude: “non ha il temperamento presidenziale e possiede troppi handicap psicologici, tra cui la megalomania e il complesso di persecuzione”.
Ma è femminista o no?
Secondo la Paglia lo è troppo, per la Ehrenreich troppo poco. E’ femminile almeno? Lo è apparsa troppo dopo la sconfitta nell’Iowa, quando si è mostrata in pubblico con gli occhi lacrimosi; lo è stata troppo poco quando ha rifiutato intervista e copertina a Vogue , (scatenando le ire della tremendissima direttrice Anna Wintour). Ma “è doveroso che piaccia anche alle donne che traggono la loro fama dal disprezzo per le altre donne?” commenta velenosa Natalia Aspesi su Repubblica (21 gennaio). Insomma: il sesso femminile fa problema. Anche alle donne.
Questa rubrica è uscita su “Europa” il 23 gennaio 2008