Storie / Corsivi

racconti di persone, polemiche ad personam

D come donna. E come Destra

23 Novembre 2007
di Franca Fossati

Vittorio Feltri se n’è accorto subito. Sabato 17 novembre su Libero, in prima pagina: “Tutta colpa delle donne”. A sfasciare la Cdl sarebbero state, infatti, Elisabetta Tulliani (la “vamp”) e nuova, incinta, compagna di Gianfranco Fini, mortificata dal gossip di Mediaset e l’ “avvenente” Daniela Santanchè che “ha mollato Alleanza nazionale per aggregarsi, con la benedizione di Silvio, alla Destra di Storace”.

E’ questo combinato disposto che avrebbe reso furioso il Presidente di AN. “Storie di tette”, commenta Feltri. Che, il giorno dopo, rilancia le due “lady d’assalto del Cavaliere”. Oltre a Santanchè, la nera, c’è Brambilla, la rossa. “Cherchez la femme” titola anche Il Foglio (20 novembre) e scrive del “linguaggio segreto delle donne”, vere protagoniste della svolta berlusconiana.

“D come donna ma anche come destra e decisionismo” recita Il Giornale (20 novembre) che scopre “il lato D della politica”, ovviamente Santanchè e Brambilla. Quest’ultima, d’altra parte, già si era stufata di essere presa “per le tette”, e in una lettera al direttore de La Stampa (15 novembre) aveva scritto: “Mi sono dannata l’anima” per organizzare un movimento di cittadini, ma per gli addetti ai lavori sono soltanto “una rossa che, pur di contare qualcosa, esibisce generosamente le gambe”. Si può essere belle e intelligenti, “cari signori, il mondo sta girando ed è giunto il momento che ve ne rendiate conto”. Ma il popolo della libertà vuole essere rassicurato e il giorno dopo il grande annuncio berlusconiano, Michela la rossa va in tv con i capelli raccolti in un’austera crocchia e neanche l’ombra delle auto reggenti. Torna in pista anche Alessandra Mussolini, per prendersela con Santanchè, “politicamente ritardata” (Corriere della sera, 20 novembre) e prende la parola, su La Repubblica (19 novembre), Stefania Prestigiacomo per bacchettare l’amico Fini. Il gossip è una cosa brutta, (lo sa bene perché ne è stata vittima), ma non c’entra con la politica. In quanto a Santanchè, la sua è stata una scelta “del tutto personale”.

Mentre a sinistra si prepara la manifestazione contro la violenza, ci si accapiglia su parità e differenza e si commenta con amarezza l’esclusione (o autoesclusione) delle donne dai convegni storici e dai dibattiti politici (vedi Letizia Paolozzi su www.donnealtri.it), le donne della destra impazzano. Assolutamente protagoniste e altrettanto subalterne. Varrebbe la pena di capirle. E riconoscerne l’audacia. Invece che dipingerle con la settaria misoginia di Novella Oppo (L’Unità, 15 novembre) che definisce Santanchè “peggiore di come l’ha dipinta il suo chirurgo facciale”.

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