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Sorvegliare e punire

12 Settembre 2007
di Monica Luongo

E’ stata Monica Cirinnà del Comune di Roma (Ulivo per Veltroni) a coordinare ieri l’incontro tra elette capitoline, di provincia e regione, e associazionismo femminile sul tema caldo della prostituzione. Senza nulla togliere alla buona volontà, Cirinnà è stata travolta nel corso dell’incontro da alcune “colleghe” mordi e fuggi, che cambiavano l’ordine degli interventi per poter lasciare in fretta una sala calorosa e interessata. Così siamo state in molte stremate ad aver lasciato una assemblea non facilmente governabile: molte le anime femminili e femministe, ma anche due coraggiose elette dell’opposizione (Barbara Saltamartini e Beatrice Lorenzini), in mezzo a uno sbracciarsi di professioni bipartisan.
A partire da questa confusione (una cosa infatti sono i patti trasversali per il raggiungimento di un obiettivo, altro la cancellazione delle differenze accontentandosi della sorellanza di sesso), per tutto il pomeriggio si sono succeduti interventi accorati, ma tanto, tanto forcaioli. Mischiando gravemente la tratta, lo sfruttamento, i minori, i clienti, la sicurezza cittadina, i lavavetri e i parchi dell’amore, tutte a gran voce hanno chiesto alle donne “di potere” (quelle a cui, diciamolo con franchezza, Veltroni ha affidato l’ingrato compito di “parlarne tra donne”, le wonder women capitoline, che però non figureranno al comando del suo schieramento post-primarie) di parlare con la questura, di spingere i poliziotti a fare meglio e bene il loro dovere, di combattere alle frontiere per fermare i trafficanti di corpi umani, fino alla richiesta di un vademecum (che le donne dovrebbero stilare a misura di uomini) da distribuire ai nove milioni di potenziali clienti (così i dati citati ieri) delle prostitute, per informarli della legge, per spiegare loro che il loro è sesso senza amore, punto quest’ultimo che ha visto la maggioranza della assemblea contraria alla recente proposta riguardante l’istituzione dei “parchi dell’amore”, per carità non se ne parla nemmeno, quelli sono zoo.
Ora, a parte il fatto che pochi metri dietro il Campidoglio dove eravamo riunite c’è Monte Caprino, storico spazio verde, a cui non c’è libero accesso perché monopolio della prostituzione omosessuale, che include anche scippi e assalti per gli incauti passanti (dunque non un parco istituito ma tollerato e senza l’ombra di polizia, in pieno giorno tra anziani, turisti e bambini), mancava all’appello solo quella della castrazione chimica per completare il giro di vite.
Il fatto è che la ambiguità (involontaria, deliberata?) che sotto la voce prostituzione mette insieme i traffici di corpi, lo sfruttamento e le/i sex workers è a mio avviso assai grave. Prima di tutto per una questione legale: contro questi crimini – gravissimi – esistono leggi ben precise rubricate nei tomi del diritto penale. Cosa significa mettere mano a provvedimenti puntivi tout court? Che anche quella minoranza di donne e uomini che vogliono decidere del proprio corpo e del proprio lavoro verrà colpita indiscriminatamente. La prostituzione oggi coinvolge anche studentesse, impiegate, casalinghe che non ce la fanno a quadrare il bilancio e preferiscono prostituirsi invece che fare le pulizie a casa di altri. Dove rubrichiamo queste realtà, come le definiamo, e soprattutto, ce ne preoccupiamo? Secondo: i clienti. Sono favorevole a punire (v. codice penale) chi va con le/i minori, ma non tutti i clienti. Perché credo, contrariamente alla maggioranza delle donne presenti ieri, che esiste il sesso senza amore, che non va demonizzato, perché è semplicemente ridicolo. E con questo arrivo al terzo punto: il desiderio maschile è il punto. I “clienti” sono potenzialmente quelli che picchiamo e ammazzano tra le pareti di casa, rapiscono madri e figli, e magari si uccidono di fronte alla tragedia compiuta, che vanno avanti a colpi di Viagra. Sono gli uomini che non hanno fatto ancora i conti con la crisi del patriarcato (sulla fine avrei i miei dubbi) e l’affermarsi del femminile. Di codesti (esclusi i figli piccoli) io non mi voglio più fare carico, cerco il più possibile di tenermene alla larga, e non voglio che me li affidi a boomerang un sindaco. Voglio che gli altri uomini se ne facciano carico, quei pochi (vedi i nostri amici di Plurale maschile, tra gli altri) che hanno iniziato un dialogo tra loro (senza dimenticare che di maschi è fatto il nostro governo), a partire dalle riflessioni sui casi di violenza; voglio che siano invitati pubblicamente, tirati dentro questa delicatissima e pericolosa discussione insieme alle donne. Questo sì, lo faccio da sempre, dialogare con l’altro sesso.
Voglio che ci sia un regolamento per la prostituzione libera – in cooperativa, nelle case, nei distretti, dove crederanno meglio – da inserire nella dichiarazione dei redditi e tutelata dal sistema sanitario. Senza dimenticare trans, prostituzione maschile, e soprattutto immigrate, a volte più umiliate per il dover occuparsi delle cure igieniche dei nostri anziani che di una prestazione sessuale volante.

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