Quella di venerdì 28 giugno, al “Tiger Tiger” di Londra, era una serata dedicata alle donne. Ce n’erano più di cinquecento nel night quando sarebbe dovuta esplodere l’autobomba. Non so se i terroristi fossero a conoscenza di quella particolare presenza femminile. Se lo fossero stati l’obiettivo sarebbe stato doppiamente ben scelto. Dal loro punto di vista. Per gli islamisti fanatici sono proprio le donne l’incarnazione del satana occidentale. Tanto più se piace loro ballare la notte.
Probabilmente, come dice Dacia Maraini (Il Riformista, 29 giugno), ha più a che fare con il nostro antico “delitto d’onore” che con la religione e l’ideologia, l’assassinio di Hina Saleem. Comunque sia i maschi della famiglia, padre in testa, l’hanno uccisa. Troppo libera, troppo occidentale, “cattiva musulmana”.
L’hanno sepolta nel giardino di casa con la testa rivolta alla Mecca, ricorda Barbara Palombelli che al Riformista denuncia «l’indifferenza politicamente corretta » che ha tenuto lontane le donne di sinistra dal p r o c e s s o contro i familiari assassini. «Non c’era il movimento delle donne, non c’era nessuno della pur folta comunità pachistana di Brescia. A rappresentare istituzioni, sindacati, e sinistra bresciana non più di dieci persone » (Manuela Cartosio, Il manifesto, 29 giugno). Così le aderenti all’Acmid (l’associazione delle donne marocchine) erano (quasi) sole a chiedere di costituirsi parte civile.
E sola si deve essere sentita la loro vice presidente, Dounia Ettaib, aggredita e minacciata per strada. Davanti ai giudici di Brescia, a sostenerle, una sola parlamentare, Daniela Santanchè. È stata la sua presenza a spaventare le politiche di sinistra? O piuttosto quel «maledetto multiculturalismo» (Souad Sbai su Il Foglio , 3 luglio)? Anche alcune donne di An criticano Santanchè.
“Una tragedia diventata spot” titolava Il Secolo d’Italia (1 luglio). E paragonava Hina a Rosaria Lopez.
Buona parte della sinistra allora, era il 1975, provò a fare del delitto del Circeo un emblema della crudeltà dei pariolini fascisti. Erano ricchi e di destra, veniva facile politicizzare il delitto. Ma le femministe diffidarono della semplificazione. Il tema vero, dice anche oggi Luisa Morgantini, è sempre la violenza degli uomini sulle donne (Il Riformista).
Sotto ogni cielo. Ma ammette che per le immigrate combatterla è più difficile. Sta di fatto che in Israele il presidente della repubblica è costretto a dimettersi perché processato per molestie sessuali. Mentre i violenti in nome dell’Islam trovano spesso in moschea un imam che li protegge e li aizza.