Rosa / Nero

uomini e donne nella cronaca di tutti i giorni

L’onore del delitto

12 Giugno 2007
Questa rubrica è uscitqa su Europa il 6 giugno 2007
di Franca Fossati

Che una donna sia stata uccisa a botte, a Marsciano, è atroce. Il fatto che fosse in attesa di una bambina rende, se possibile, il delitto ancora più atroce. Che l’assassino sia il marito, come sembrerebbe, è orribile. (Ma non insolito). Che l’uomo abbia cercato di mascherare l’omicidio come una rapina è tema di ogni romanzo giallo. (Che la realtà superi i romanzi, d’altra parte, l’abbiamo capito da un pezzo). Che quella violenza scaturisca da una quotidianità di insulti e botte conferma la regola.
Infatti, scrive Ritanna Armeni (e/polis, 2 giugno), “man mano che le indagini vanno avanti è la vita oltre che la morte di Barbara a provocare un senso di sgomento”. Eppure la magistratura vuole conoscere il dna del feto. Perché? Se la bambina che Barbara Cicioni portava in pancia non risultasse figlia del marito, quest’ultimo avrebbe diritto a maggior comprensione? E se il vero movente fosse stato, invece che la gelosia, “l’incapacità di essere padre, già dimostrata rendendo tutti i giorni i primi due figli spettatori inermi delle sue violenze su di lei”? (Ida Dominijanni, Il Manifesto, 5 giugno).
Le donne, alcune almeno, si interrogano. E si indignano. Come Silvia Ballestra, (
l’Unità, 4 giugno), che giudica quella della pm Antonella Duchini “una mossa molto maschile, in linea con i tanti processi per stupro d’antan, quando, invece di indagare sugli stupratori, si metteva sotto esame la condotta di vita delle vittime, la loro presunta “immoralità””.
E’ “un atto dovuto”, replica Simonetta Matone, magistrata “anche se può apparire un oltraggio alla vita di questa poverina” (Corriere della sera, 4 giugno). No, si legge in un comunicato di Telefono rosa di Torino (Ansa, 4 giugno), è “un’ulteriore, pubblica, estrema mancanza di rispetto “. “Se in questo mondo non c’è rispetto di una donna viva, perché dovrebbe essercene per una povera morta?”. Se lo chiede Annamaria Bernardini De Pace in una lunga lettera pubblicata da (5 giugno) rivolta a “Viola, bambina mai nata”.
Altre indignazioni si trovano sui blog. “Quell’esame del dna” è “irrilevante processualmente e indegno culturalmente” si legge su www.gennarocarotenuto.it .
“Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo e della famiglia….” così cominciava l’articolo del codice penale che comminava pene irrisorie (da 3 a 7 anni) per il delitto d’onore. Lo si può rileggere su pasqualeorlando.blogspot.com. Quell’articolo è stato cancellato nel 1981.

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