L’INNOCENZA – Film di Hirokazu Kore’eda. Con Soya Kurokawa, Sakura Andō, Hinata Hiiraga, Eita Nagayama, Yuko Tanara, Giappone 2023. Musiche di Ryuichi Sakamoto, fotografia di Ryuto Kondo.
di Ghisi Grütter
Hirokazu Kore’eda è uno fra i registi nipponici più accreditati e torna finalmente con questo film a girare in Giappone (dopo aver girato pellicole ambientate in Francia e in Corea). Per questa occasione si affida alla sceneggiatura di Yuji Sakamoto, noto per aver lavorato in storie televisive e autore, tra l’altro, di quel bellissimo “Mother” del 2010, diretto dal pluripremiato Bong Joon Ho. La colonna sonora è di Ryuichi Sakamoto che ha fatto in tempo a scrivere solamente due composizioni per pianoforte, Monster 1 e 2 prima di morire, e a lui stato dedicato il film.
Kore’eda indaga con delicatezza i turbamenti, i dubbi, gli affetti di due giovani ragazzini, Minato e Eri (interpretati da Soya Kurokawa e Hinata Hiiraga) nel periodo scolare. Tutta la vicenda avviene in una città giapponese che si affaccia sul mare. Eri vive da solo con l’austero padre mentre a Minato il padre era morto in una disgrazia quando era molto piccolo. Saori, (interpretata da Sakura Andō) la madre di Minato, lavora in una stireria e, rimasta vedova, ha tirato su il figlio da single con tutte le ansie del caso.
Quando Minato arriva agli 11 anni ed è all’ultimo anno di scuola elementare, inizia a comportarsi in modo strano, spesso è triste e si capisce che a scuola sta succedendo qualcosa. Da alcune rivelazioni, la madre si convince che il figlio sia stato vittima di abusi psicologici e di punizioni eccessive e violente da parte di Hori, un nuovo professore (interpretato da Eita Nagayama) e va a parlare con la preside e i rappresentanti del corpo docente per lamentarsi delle vessazioni subìte dal figlio.
Qui il registra mostra un esempio di formalità giapponese dove tutti i docenti chiedono scusa inchinandosi, ma senza dare alcuna spiegazione. Noi spettatori, facendo il tifo per il povero orfanello, ci chiediamo perché non ci sia uno psicologo scolastico o una persona analoga, quando Kore’eda ci sorprende portandoci in un mondo alternativo, secondo quella modalità Rashōmon che piace tanto ai registi, una volta solo orientali.
Infatti la sceneggiatura di Sakamoto introduce delle scomposizioni disarticolando il racconto in tre prospettive differenti, che svelano progressivamente la storia nello svolgersi e riavvolgersi della linea temporale. La stessa vicenda viene quindi vista da diversi punti di vista: da quello dei due ragazzi, dal giovane professore, dalla madre e dalla preside in modo tale che il regista ci fa rivivere le stesse scene, continuamente tra il presente e il loro presente alternativo.
Mentre la prima parte del film quindi è basata molto sulle accuse e sul sospetto – il maestro Hori era stato visto uscire da un bar equivoco – nella seconda parte del film il regista dà sfogo alla capacità narrativa di un affetto adolescenziale ed è assolutamente splendida. Giochi infantili, turbamenti adolescenziali, timori per il futuro, c’è tutto in questo rapporto innocente ma contrastato anche dai compagni di scuola.
Il film è stato premiato per la sceneggiatura a Cannes 2023.