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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

La strage delle donne inermi. Che rifiutano di sottomettersi

22 Settembre 2021
di Letizia Paolozzi

La ricerca di libertà e di autonomia attraversa il mondo femminile,
prima nei paesi occidentali (…) quindi, in forme diverse, nell’intero globo.
Un cambiamento che molti uomini faticano a comprendere e accettare.
Un sistema di relazioni tra i sessi, sedimentato nei secoli, messo sottosopra.

La violenza maschile “parla di un fatto “strutturale”, di una forma di terrorismo
sociale

(Letizia Paolozzi e Alberto Leiss, “Il silenzio delle campane. I virus della violenza e la cura” edizione Harpo)

Ogni annientamento, ogni tentativo di cancellazione di una donna da parte di un uomo è un caso a sé, eppure, scavando, puoi scoprire elementi comuni: l’uomo uccide la donna perché non ne sopporta l’autonomia, quel rifiuto femminile a realizzarsi conducendo “senza rumore” – come scrive la storica della città greca Nicole Loraux – una esistenza esemplare di moglie e madre; perché scarica sulla donna la propria frustrazione, una volta scoperto di non essere più il centro del mondo e che lei gli ha sottratto ammirazione e obbedienza; perché si sente invaso dal desiderio violento di possederla, punirla, umiliarla.
Una pistola, un coltello, un’asta sono il mezzo che sostituisce le parole, dopo aver rinunciato, anzi, dopo aver deciso di togliersi di torno la ragione. Nulla può l’arma della critica contro la critica delle armi.
Tanto per dire, negli ultimi venti giorni, accade che a Verona Chiara Ugolini venga uccisa dal vicino che voleva violentarla. A Ostia la madre di tre figli, incinta al settimo mese, è presa a pugni dal marito che intendeva farla abortire. A Bronte Ada Rotini di 47 anni muore per le coltellate che le ha inferto il marito. Il giorno dopo si sarebbe tenuta l’udienza di separazione. A Sassari, ricoverata in ospedale una donna di 41 anni in gravi condizioni per ferite di arma da taglio del convivente.
A Quartucciu il marito uccide a coltellate la moglie di 61 anni, Angelica Salis. A Sirmione il comandante della polizia locale sospeso per stalking nei confronti della ex-compagna. In meno di un mese ha molestato la donna con quasi 600 telefonate e messaggi. Infine, per spaventarla, si è presentato armato con la pistola d’ordinanza.
A Gela un pregiudicato di 67 anni ferisce a colpi d’arma da fuoco una ragazza di 24 anni. La “colpa” della ragazza: avere in precedenza litigato con il figlio dello sparatore. A Vicenza, Rita Amenze di 31 anni, cade a terra davanti alle colleghe di lavoro. A ucciderla il compagno di 61 anni.
Ancora, a Milano, nel quartiere Niguarda, una donna di 30 anni è stata aggredita e violentata mentre tornava a casa dal lavoro.
Anna Lucia Lupelli, 81 anni, è stata trovata senza vita nella sua abitazione a Bari. Gli esami autoptici riferiscono che è stata colpita da numerosi colpi di arma da taglio.
A Napoli una donna di 46 anni è stata aggredita dal marito con un’asta metallica. A Sarmeola di Rubano, vicino a Padova, un uomo si è presentato a casa della figlia che festeggiava il compleanno. Ha litigato con lei, poi l’ha ammazzata. La vittima di 61 anni, si chiamava Doriana Cerqueni.
Una catena infinita. E non c’è giorno, mese, anno in cui la mano omicida si fermi; in cui le “teste bacate” non inventino una particolare tortura. Tanto da far digrignare i denti quando leggi (26 luglio del 2021) che otto autisti dell’azienda pubblica di Taranto – il più giovane 40 anni, il più anziano 62 – hanno abusato di una ragazza, disabile psichica, bloccando le porte degli autobus dopo averli parcheggiati in luoghi isolati.
E poi della donna che, dalle parti di Giugliano, è stata massacrata di pugni e calci dal compagno (i litigi e le botte veramente si susseguivano da mesi) per un video postato su fb nel quale ballava con i figli.
Candido interrogativo quello di supporre che il virus della violenza sessuale si sia fermato durante il lockdown. Troppo grande è “il risentimento nei confronti della libertà femminile”. Nessuna interruzione o tregua per le donne angariate, fino a morire. Volete una conferma? L’Istat ha segnalato, durante la pandemia, richieste d’aiuto quasi doppie rispetto al numero per le emergenze.
Certo, la riprovazione sociale si allarga (a parte qualche insulsa sordità giornalistica) ma le opportunità, i mezzi, il comando, il governo appartengono ancora al sesso maschile.
I privilegi pesano, sullo sfondo una cultura che – mammamia quanto è insopportabile questa cultura! – non cambia. O non cambia abbastanza.
Significa che l’uomo detiene ancora lo scettro per decidere di assunzioni, paghe, tempi, scelte. Figuriamoci se non ha il potere di prefigurare, preparare, programmare la fine di una donna. È il lavorio (poi dirà “Ho perso la testa”) intorno a una morte annunciata.
Bisognerebbe disarmare quanti, muniti di regolare porto d’armi, premeranno il grilletto della pistola. Bisognerebbe ribaltare le cose e “trasferire l’uomo violento in un’altra città e almeno in un’altra regione“ invece di “far subire alla donna che ha denunciato lo stalking l’allontanamento dalla sua casa” (Tiziana Plebani sul “Manifesto” del 17- 09-2021).
In effetti, quando la donna denuncia il persecutore, il maschio dovrebbe stare lontano, osservando una specifica distanza. Però non ci pensa proprio e dopo la denuncia, riprende il comportamento vessatorio quale l’aveva iniziato: telefonate, appostamenti, oltraggi. Finché non decide di toglierle la vita.
Pare che il carnefice sia incapace di guardare ai propri demoni. Rinnega amore, relazione; disprezza il sesso femminile dal momento che “essere uomo significa battersi per non essere donna” (Rebecca Solnit).
E dal momento che non ha più il nemico, il rivale, l’antagonista con cui battersi, ammazza l’essere che gli sta più vicino. Tuttavia, la fragilità esibita dalla vittima, il suo esserlo doppiamente perché costretta a rinunciare a un disegno di esistenza, piegandosi al ricatto economico, obbedendo alla costrizione affettiva dei figli, costituisce la difesa femminile di fronte all’aggressione del potere. Tanto è vero che l’uomo, non riuscendo a convincerla che quello che lui pensa, vuole, decide, vada bene per lei, tenta di cancellare dalla faccia della terra questa donna sì inerme ma che si rifiuta di diventare succube.

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