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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Le parole spensierate di Renzi sulle “sue” ministre

17 Gennaio 2021
di Franca Chiaromonte

La storia comincia con la frase di Matteo Renzi: “Le due ministre di Italia Viva nel governo sono pronte a lasciare perché noi stiamo facendo una battaglia delle idee non delle poltrone”.
Dunque, le donne vengano tolte (e messe) come pedine degli scacchi? Entrano e escono dal governo assecondando la volontà maschile del capo, del leader, del segretario?
Niente affatto.
Primo esempio: domenica 2 Febbraio 2020, allo Spallanzani, Francesca Colavita e Maria Rosaria Capobianchi, due donne del sud nel team composto di tre donne e due uomini raggiungono il risultato straordinario di isolare il virus.
Secondo esempio: ricordate quando nei comitati per la ripartenza di fronte all’emergenza del Covid-19 c’erano solo uomini? Quasi fosse indifferente la presenza femminile: se le donne sono uguali agli uomini tanto vale che siano gli uomini a occupare tutte le caselle, non vi pare? Arriveranno (il 12 maggio) cinque donne nella task-force di Colao e sei in quella della Protezione civile. I comitati per la ripartenza dopo l’emergenza Coronavirus hanno bisogno delle competenze femminili.
Renzi si è espresso con un linguaggio arretrato, offensivo innanzitutto per le sue ministre che tuttavia hanno un’identità ben precisa. Non mi si dirà che Teresa Bellanova non possieda forza personale al di là del giudizio che ognuno può dare della sua visione politica? Probabilmente, non avendo dubbi sulla propria identità, le due ministre hanno lasciato il capo di Italia Viva esprimersi come gli aggrada senza sentirsi offese.
Ora, sul modo che hanno gli uomini di esprimersi e dunque di guardare al posto occupato dalle donne nel mondo, io da femminista non cerco la parità tra uomini e donne ma cerco l’affermazione delle donne, con la loro differenza e dunque di ogni singola donna: “scienziata, infermiera, leader politica che sia”. (Maria Latella sul “Mattino” del 6 gennaio)
Naturalmente, nei partiti c’è un problema: i segretari sono generalmente maschi e quando il gioco si fa duro le donne spariscono, nel senso che gli uomini si riprendono tutta la scena.
Secondo me fino a quando non verrà tolto di mezzo l’obiettivo della “parità di genere”, le donne saranno prese e sostituite senza distinguere l’una dall’altra.
Non succede così per gli uomini.
Comunque, se le due ministre hanno autorizzato Renzi senza ributtargli la palla, allora avrà ragione Luisa Muraro a scrivere sulla News letter della Libreria delle donne di Milano in “Lettera aperta alle deputate”) “…In ogni caso, non lasciate che sia lui a parlare e decidere per voi. Siete ministre del governo in carica, che può e deve migliorare la sua politica: date il vostro contributo, lo sapete fare. Vi chiediamo, in sostanza una prova della vostra indipendenza”.
Le due ministre, Teresa Bellanova e Elena Bonetti hanno risposto a Luisa Muraro: ”E’ un maleficio che sembra colpire molte donne che scelgono la politica e ambiscono a ruoli apicali… le donne, alla prova degli eventi e dei fatti, sono obbligate a dare ragione della loro autonomia di giudizio rispetto agli uomini mentre agli uomini mai, neppure dalle donne, questo è richiesto”.
Insomma, spostando il bersaglio di questa discussione, consiglierei un corso accelerato per Matteo Renzi affinché impari a pensare prima di aprire bocca.

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