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Microcritiche / Giustizia fuorilegge a Napoli

10 Ottobre 2019
di Ghisi Grütter

IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ – Film di Mario Martone. Con Francesco Di Leva, Roberto De Francesco, Adriano Pantaleo, Giuseppe M. Gaudino, Daniela Ioia, Lucienne Perreca, Viviana Cangiano, Massimiliano Gallo, Ernesto Mahieux, Salvatore Presutto, Italia 2019. Montaggio di Jacopo Quadri, fotografia di Ferran Paredes, costumi di Ursula Patzak –

Mario Martone nel film “Il sindaco del rione Sanità” è rimasto fedele alla commedia in tre atti di Eduardo De Filippo, composta nel 1960. La sua trasposizione cinematografica è a cavallo tra teatro, cinema e fiction. Il sindaco, rispetto alla versione originale, è un quarantenne palestrato interpretato da Francesco Di Leva, già specializzatosi in storie partenopee di serie televisive e di film diretti da Antonio Grimaldi.
Antonio Barracano è un criminale del rione Sanità, con il quale tutti devono conferire per ogni conflitto o contestazione. È una sorta di Padrino che amministra la giustizia a modo suo secondo criteri diversi da quelli legali, protegge gli “ignoranti” anche dal sopruso istituzionalizzato, dall’arbitrio dei veri potenti e dei furbi che divorano la povera gente. La regola è: «chi tiene santi va in Paradiso e chi non ne tiene va da Don Antonio».
Possiede anche un negozio dove lavora il figlio, mentre nella sua “amministrazione” è coadiuvato dal dott. Fabio Dalla Ragione (interpretato da Roberto De Francesco), un medico figlio di un Professore universitario, che lo consiglia e lo aiuta, spesso facendo evitare il pronto soccorso a tutti quei poveracci del quartiere che in qualche modo vengono feriti nelle risse.
Il dottore è in procinto di partire per gli Stati Uniti, vuole andare da un fratello emigrato lì da tanti anni, perché è stufo di condurre questa vita ai margini della legalità. Naturalmente Antonio non è d’accordo e spera di fargli cambiare idea. Infatti, uno dei suoi motti è proprio quello che “un vero uomo è quello che desiste da un proposito e si fa convincere a cambiare idea”.
Il film mostra una giornata-tipo del Sindaco passata nella villa lussuosa sotto il Vesuvio dove i Barracano svernano: ginnastica mattutina, udienze con i postulanti, pasti preparati dalla tuttofare Immacolata, si svolge tutta in famiglia con Geraldina, la figlia piccola e il figlio Gennarino.
Ci sarà pure una visita al canile dove trattengono il mastino Malavita, la femmina dei due feroci cani da guardia, che ha morso, apparentemente senza motivo, la moglie Armida (Daniela Ioia). Ma per Antonio, Malavita non è una bestia feroce che azzanna a caso, ma «tene ragione ‘o cane»: ha azzannato la moglie perché è stata provocata.
Don Antonio quindi inizia le “udienze” giornaliere dei disperati che si rivolgono a lui in cerca di giustizia e protezione. Schiaffeggiati e liquidati due delinquenti, dando torto a entrambi perché si sono sparati senza il suo consenso, si appresta ad ascoltare Rafiluccio Santaniello (Salvatore Presutto), uno tra i postulanti che vanno ad omaggiare il sindaco, intenzionato a uccidere il padre (Massimiliano Gallo), un ricco panettiere di zona che lo ha cacciato di casa qualche anno prima. Rafiluccio ha bisogno di soldi, vive con una ragazza che è incinta, probabilmente una ex prostituta di cui si è invaghito, e si arrabatta a fare vari lavoretti precari.
Il Sindaco Barracano crede però in valori assoluti, che nemmeno il più meschino dei criminali può infangare e la famiglia è sicuramente uno di questi. Pertanto dopo aver tentato senza successo una riconciliazione tra padre e figlio, Antonio decide di intervenire di persona tra i due contendenti.
Senza fare spoiler per chi non ricorda la commedia di Eduardo posso dire che l’ultima parte del film si svolgerà realmente nel rione Sanità nella dimora Barracano.
Martone si affida ai ragazzi del Nest (Napoli Est Teatro che in inglese significa anche “nido”) di San Giovanni a Teduccio, che hanno trasformato una palestra in una sorta di “teatro di guerra”. La Compagnia Nest ogni anno propone iniziative per contrastare la difficoltà di attirare pubblico nel proprio spazio e territorio e per far vedere zone del quartiere, magari fino a quel momento sconosciute. Gli attori sono tutti bravi, la recitazione è coinvolgente e la vicenda convincente.
Gli spezzoni urbani che il regista inserisce tra le varie parti più statiche e teatrali, ci stanno bene e arricchiscono di informazioni visive – edifici di edilizia economico e popolare di periferia – quello che originariamente era relativo al solo quartiere storico partenopeo.
Perfetti sono gli scenari e gli arredamenti che sono scelti con un cattivo gusto piccolo borghese velleitario ma contenuto, senza arrivare al kitsch dei Casamonica.
Degno di nota è il commento musicale di brani realizzati dal giovane rapper napoletano, Raffale Buonomo, in arte Ralph P, dove “P” sta per percussioni, un omaggio alla prima forma musicale conosciuta e amata. Il film è stato presentato in Concorso all’ultimo Festival di Venezia 2019, dove ha riscosso un discreto successo vincendo il Leoncino d’oro.

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