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Microcritiche / Vince l’amore diverso e imprevisto

1 Settembre 2019
di Ghisi Grütter

MADEMOISELLE – Film di Park Chan-wook. Con Con Kim Tae-ri, Kim Min-hee, Ha Jung-woo, Jo Jin-ung, Kim Hae-suk., Corea del Sud 2016. Musica di Yeong-Wook Jo, fotografia di Chung Chung-hoon –

Il film, una sorta di thriller erotico noto anche come “The Handmaiden”, è ispirato al romanzo inglese “Ladra” della scrittrice Sarah Waters, scritto nel 2002 e ambientato nella Londra del 1862, già diventato una serie TV per la BBC. Il regista Park Chan-wook trasporta la vicenda dall’Inghilterra Vittoriana alla Corea del Sud, negli anni ’30 quando era sotto l’Impero giapponese.
Lady Hideko (la bellissima Kim Min-hee), è una giovane ereditiera che vive segregata in un grande palazzo immerso nel verde, progettato in stile inglese con una dépendance in stile giapponese. Suo zio Kouzuki (interpretato da Jo Jin-ung), unico parente rimasto dopo l’apparente suicidio della zia, sorella della madre, è un collezionista di libri ed è anche suo tutore. Appena Hideko raggiungerà la maggior età Kouzuki intende sposarla in modo da impadronirsi completamente dei suoi beni.
Ha Jung-woo interpreta il falso Conte giapponese Fujwara, un imbroglione che vuole ottenere, anche lui, la mano della ragazza. Sook-hee (interpretata dall’esordiente ma altrettanto bella Kim Tae-ri) è una giovane e abile borseggiatrice, ingaggiata dal falso conte che la propone come ancella della castellana. Il suo compito sarà quello di aiutarlo a convincere Hideko a sposarlo, per poi, una volta maritati, farla rinchiudere in un manicomio e impossessarsi del suo patrimonio.
Questo sembrerebbe essere il progetto, ma una passione imprevista che scoppia fra le due donne complicherà la realizzazione del piano. Il regista organizza il film in tre capitoli come se ognuno raccontasse la propria versione: il primo è narrato da Sook-hee, il secondo ripropone molte scene già viste – in modo forse eccessivamente dettagliato per la preoccupazione di spiegare tutto – nella versione di Lady Hideko, il terzo, più breve, come sintesi e conclusione.
La storia ci insegna che la sessualità tra donne, in particolare tra una Lady e le sue ancelle, è stata sempre praticata, ma nella mente maschile non ha mai costituito alcun pericolo: non essendoci penetrazione non veniva neanche presa in considerazione. Qui, a differenza di ciò che avviene di solito, la relazione fra le due donne diventerà un importante ed esclusivo amore saffico, che si imporrà rispetto alla meccanica sessualità maschile violenta e/o perversa. Infatti, la prima volta che Hideko fa l’amore con Sook-hee chiede, preoccupata: «Ma il conte sarà altrettanto delicato?». Una storia, dunque, anche di rivalsa e d’indipendenza.
Così scrive Paolo Mereghetti a proposito di “Mademoiselle” su “Io donna”: «E mentre i personaggi maschili sono caratterizzati dall’oscurità e dai colori della terra, quelli femminili prendono forma nella luce e nell’inafferrabilità del mare, che Park filma con eleganti movimenti di macchina. A volte fin troppo ricercati».
Così, invece, afferma il regista in un’intervista: «Quando ho letto il romanzo mi sono innamorato della scrittura molto dettagliata e vivida dell’autrice… Più di ogni altra cosa ho scelto questa storia perché le due donne al centro della storia sembravano così interessanti. Una è una persona con un passato oscuro e l’altra è una persona che vive in un presente disperato, ma entrambe emanano fortissima personalità e fascino».
Nel film, l’uso delle due lingue diverse, il coreano e il giapponese – che però si perde nel doppiaggio –, ha un’importanza rilevante e connota, in qualche modo, anche la classe sociale di appartenenza: Hideko le conosce bene entrambe, tant’è vero che fa le letture per lo zio e per i suoi amici voyeur, mentre Sook-hee anche se le parla, non le sa leggere affatto perché è analfabeta.
Sulla scia di alcuni film di erotismo asiatico (ad esempio “The housemaid” di Im Sang-soo del 2010), il regista confeziona un film sul desiderio, a tratti elegante e raffinato, in altri eccessivo e parossista. Ottima la fotografia di Chung Chung-hoon e splendide le musiche di Yeong-Wook Jo.
Park Chan-wook insieme a Kim Ki-du (“Ferro tre – La casa vuota” del 2004, “Primavera, estate, autunno, inverno e ancora primavera“ del 2003, “Pietà” del 2012) è tra i più importanti registi che hanno fatto conoscere la cinematografia coreana nel mondo. Sembrerebbe essere molto interessato all’universo femminile e al suo sfruttamento, così come aveva fatto vedere anche in “Lady Vendetta”, suo film del 2005 ultimo della “trilogia della vendetta” con “Mr. Vendetta” del 2002 e “Old boy” del 2003, premiato a Cannes nell’anno successivo con il Gran Prix Speciale della Giuria.

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