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Microcritiche / L’uomo-razzo e sua nonna

11 Giugno 2019
di Ghisi Grütter

ROCKETMAN – Film di Dexter Fletcher. Con Taron Egerton, Jamie Bell, Richard Madden, Bryce Dallas Howard, Gemma Jones, Steven MacKintosh, Kit Connor, Max Croes, United Kindom 2019. Fotografia di Georg Richmond, musica di Matthew Margeson, costumi di Julian Day.

Sulla scia del successo di “Bohemian Rhapsody”, Dexter Fletcher (subentrato a Bryn Singer) dirige un altro biopic, o meglio un fantasy musical: la vita (fino agli anni ’80) e la carriera di Elton John (produttore esecutivo del film) impersonata da un bravissimo Taron Egerton in “Rocketman”, che ha il compito di mostrare anche il cambiamento dei gusti musicali dalla fine degli anni Sessanta agli Ottanta del Novecento.
Il film mostra Elton John che partecipa a una seduta di alcolisti anonimi in una clinica per disintossicazioni e racconta la vita in una serie di flashback a cominciare dalla sua infanzia. Nato nella suburbia middle-class londinese nel 1947, Reginald Kenneth Dwight (solo più tardi cambierà il suo nome) era un bambino timido e di talento (interpretato da Kit Connor). Con la complicità della nonna materna era riuscito a vincere una borsa di studio al Royal Academy of Music, dove aveva imparato a suonare musica classica al pianoforte. La sua infanzia, se non fosse stato per la simpatica nonna (Gemma Jones), è priva di affetto e l’assenza di fisicità lo aveva fatto soffrire parecchio. Il padre (Steven MacKintosh) era anaffettivo e spesso assente, e la madre (Bryce Dallas Howard) a un certo punto si era fatta un amante. Quando era giovane, la mamma era rimasta incinta, quindi il padre l’aveva sposata ma un po’ di malavoglia.
Oltre alla musica classica, grazie anche ai dischi del padre ascoltati di nascosto, si appassiona al jazz e inizierà a comporre canzoni dopo aver stretto amicizia con Bernie Taupin (interpretato da Jamie Bell), il poeta-paroliere con cui dal 1967 in poi stringerà un sodalizio pressoché ininterrotto a tutt’oggi. Comincerà a suonare in pubblico e a incidere i suoi primi album e sarà un successo immediato.
Così Elton e Bernie volano negli Stati Uniti per l’esordio al “Troubadour”, lo storico locale su Santa Monica Boulevard a West Hollywood. Gli spettatori si scatenano sulle prime note di “Crocodile Rock”: “I remember when rock was young/Me and Suzie had so much fun”. Così Elton prende coscienza delle sue capacità di musicista e di strabordante performer fino a lievitare fisicamente in aria.
Parallelamente alla sua carriera ci saranno alti e bassi anche nella sua vita privata dove Elton accetta di essere omosessuale e, dopo la deludente relazione con John Reid (Richard Madden), il suo primo manager, ha la sensazione di essere solo al mondo, che prova a curare con massicce dosi di droghe e di lustrini. Intensa e significativa è la scena in cui Elton telefona alla madre da una cabina in strada per confessarle la sua omosessualità, e la madre – che peraltro stava vedendo un’esibizione di Liberace alla televisione – gli dice che lo sapeva già, ma lui avrebbe dovuto viverlo come un fatto privato e non mostrarlo a tutti.
La colonna sonora del film contiene, a parte “Pinball Wizard” degli Who, le ventidue canzoni più famose di Elton John cantate da Taron Egerton e la canzone originale I’m Gonna composta da lui appositamente per la pellicola, in duetto dal cantante stesso insieme all’attore.
Rocketman” mi ha ricordato il regista Ken Russel, in particolare “Tommy” del 1975, un film post moderno ante-litteram, una delle prime rock-opera della storia della musica, composta dal londinese Pete Townsend e dal suo gruppo, gli Who e dove Elton John aveva anche recitato. Con il contorno di costumi incredibilmente super glamour, di coreografie elaborate e di momenti di realismo magico, il film risulta essere un musical ipervisivo, ben fatto e gradevole. La prima parte della sua vita mostrata nel film, in particolare, è la parte più poetica.

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