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Responsabilità e linguaggio nelle Lanterne azzurre

10 Dicembre 2018
di Letizia Paolozzi

Scarso sistema di sorveglianza; incertezza sui biglietti venduti rispetto alla capienza del locale; utilizzazione di spray urticante (già sperimentato in varie occasioni tra le quali il 3 giugno 2017 in piazza San Carlo, a Torino): un sedicenne arrestato, per ora con l’accusa di detenzione di droga. Una balaustra crollata sotto il peso della folla; la folla di ragazzi e ragazze giovanissimi, dai tredici ai diciott’anni, che scelgono, il fine settimana, di essere altro: rivoltosi, sconvolti, sballati, nelle bolle come la Lanterna azzurra di Corinaldo, luoghi deputati dell’aggregazione giovanile.
La folla di ragazzi voleva sentire il suo idolo, Sfera Ebbasta (che pare non si trovasse lì ma a Rimini):
”Hey tr**a!
Vieni in camera con la tua amica porca
Quale?
Quella dell’altra volta
Faccio paura, sono in spiaggia

Vi faccio una doccia, pinacolada

Bevila se sei veramente grezza

Sputala
Poi leccala leccala

Per intero, il testo del profeta della sovversione pop, disco di platino, simbolo del trap, sottogenere musicale dell’hip hop, lo trovate su https://www.corriere.it/…/ancona-tragedia-lanterna-azzurra-…
Io lo devo alla segnalazione di Federico Zappino, come il manifesto di Nudm (nonunadimeno.wordpress.com) la cui Premessa recita:
“Questo documento non vuole essere un’imposizione o uno strumento di censura/autocensura ma un punto di partenza per una discussione seria e approfondita. A tutti gli artisti e le artiste che si riconoscono nei suoi valori chiediamo di sottoscriverlo e farlo girare. A chi, invece, non lo condivide, chiediamo comunque di prendere esplicitamente posizione e contribuire alla discussione con le proprie argomentazioni. Di sicuro, da ora in poi tutti i concerti e gli eventi musicali che ci vedono coinvolte ad ogni titolo saranno ancora più attenti e selettivi nel rifiutare la partecipazione di chiunque, direttamente o indirettamente, si rende protagonista di testi o pratiche sessiste”.
Lo dicono in punta dei piedi, con circospezione, le femministe di Nudm. Non vogliono apparire censorie ma sanno che si tratta di testi e pratiche capaci di influenzare “i modelli sociali e la mentalità comune, fuori e dentro ai contesti Hip Hop” messi in circolo da Internet e dai social media: spesso omofobi, sessisti e violenti.
Certo, sarebbe giusto e utile rompere l’omertà del mercato, del successo; contrastare il silenzio complice della tenerezza famigliare; chiedere alla scena rap di correggere i suoi accenti misogini, ai rapper di piantarla lì con gli atteggiamenti anticonformistici, ai proprietari dei locali di garantire la sicurezza, a chi possiede uno spray urticante di usarlo solo come arma di autodifesa, ai ragazzi di uscire da questi bagni di solitudine collettiva.
Tuttavia, in una società che si rimpinza di emozioni e alleva apparenze, assumersi una responsabilità collettiva non è un obiettivo a portata di mano. Ma da qualche parte bisogna pure ricominciare.

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