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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Le Regine che vollero la Repubblica

2 Giugno 2018
di Carla Turola

Al “Mariutto”, una casa di riposo di Mirano (VE), la vita quotidiana scorre scandita dai riti dell’alzarsi la mattina, lavarsi, nutrirsi, ricevere cure mediche, rare visite di parenti o amiche e amici, guardare la televisione, lavorare a maglia, partecipare alle iniziative che le giovani e brave educatrici organizzano settimanalmente: musica, cinema, attività creative e didattiche, qualche uscita.
Una di queste educatrici, stimolata dalla figlia che le aveva chiesto: “Mamma, che cos’è la festa della Repubblica?”, ha fatto un sogno e il giorno dopo, spinta da un’intuizione, è andata a cercare nei documenti del Mariutto se tra le ospiti ci fossero donne che avessero votato al referendum del 2 giugno 1946. Ha così scoperto che sono ben trentatré le donne che allora votarono per la prima volta. Elisa oggi ha 105 anni, Iolanda 103, Rosa e Adele 99. E chissà quante ce ne sono, sparse in tutta Italia, ancora autonome a casa propria o forse assistite da figlie e figli o da “badanti” oppure ospiti in vari istituti: queste donne sono le testimoni di un evento memorabile che segnò la storia del nostro Paese.
Grande fu la partecipazione al Referendum per decidere tra monarchia e repubblica: votò l’89% delle e degli aventi diritto e, per la prima volta, andarono alle urne anche le donne che poterono così esercitare un diritto fino a quel momento non riconosciuto. Più donne che uomini si recarono a votare: 13 milioni di donne a fronte di 12 milioni di uomini. Le ragioni di questa disparità numerica furono molteplici: molti uomini, purtroppo, erano morti in guerra o dispersi e non tutte le Regioni furono interessate al Referendum. La Repubblica vinse di stretta misura e la monarchia fu definitivamente abolita (ma non totalmente svergognata, per merito della regina Maria José, contraria al fascismo, ispettrice della croce rossa italiana durante la guerra, in contatto con personaggi significativi come Luigi Einaudi, che sarà il secondo presidente della Repubblica italiana e molto vicina alla Resistenza, tant’è che, quando tornò dalla Svizzera in Italia, fu scortata a Racconigi dai partigiani).
Sono riconoscente a queste donne, tra cui mia madre, che per prime andarono a votare e fecero nascere in Italia la Repubblica e l’Assemblea Costituente: sono la memoria vivente di una svolta epocale che ci riguarda tutte e tutti, di una vittoria più femminile che maschile. Da lì, iniziò la partecipazione diretta delle donne italiane alla vita democratica del Paese.
La monarchia come forma di governo tramontò definitivamente: così stabilì il voto di tante donne e delle nostre “madri costituenti”. La sovranità femminile, però, non è mai tramontata ed è ben presente oggi in ogni parte del mondo nella capacità di relazione, di mediazione dei conflitti, nell’autorità che le donne hanno acquisito storicamente nel governo e nell’economia della vita domestica-familiare e, al presente, si esprime in diverse forme nella politica, nelle professioni, nella scuola, nell’arte, nella ricerca scientifica e tecnologica.

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