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Microcritiche / Pulp fiction nel welfare nordico

1 Luglio 2014
di Ghisi Grütter

IN ORDINE DI...IN ORDINE DI SPARIZIONE – film di Hans Peter Molland –

Se riuscite a superare qualche scena un po’ troppo cruenta questo film vi piacerà molto per il suo humour (come la coppia dei killer gay norvegesi che hanno paura di essere scoperti), per il piacere del paradosso (uno dei killer serbi affascinato dagli sport invernali si lancia in parapendio) e per le splendide immagini di una Norvegia cupa e nevosa dove anche le città sono rappresentate come fossero caricature.
Chissà in che città norvegese si svolge la vicenda? Il tozzo skyline del Central Business District ritma le sequenze alternandosi alle scene con gli schizzi dello splendido spazzaneve, ultimo modello tecnologico. Non possono sfuggire le ambientazioni di interni curate nei minimi dettagli: nordic design minimalista e contemporaneo per la casa di Päl Sverre Hagen, lumi a candelabro e mobili dozzinali tradizionali per l’interno usato dal padrino serbo-Bruno Ganz.
Stellan Skarsgård, con i suoi occhi di ghiaccio, è il bravissimo protagonista, infatti, non a caso viene dal teatro svedese. L’ordine di sparizione è proprio quello dei personaggi (e degli attori) i quali muoiono a turno quindi sono segnalati i nomi con una croce diversa secondo la religione (o protestante o greco-ortodossa).
In Norvegia esiste il welfare e certamente lì funziona proprio tutto; ai detenuti in carcere vengono anche risistemate le dentature – così come racconta uno dei gangster serbi. Pensate che a Oslo tutti i semafori rossi sono doppi. Mi sono chiesta inutilmente perché, poi alla fine ho chiesto a un collega che vive lì….sono doppi così sono palesemente differenti per i daltonici!!! E quanti saranno i daltonici in una città di 500.000 abitanti?
In Norvegia c’è un’incredibile attenzione per il “diverso”, così perfino una popolazione mediterranea emigrata – compresi i depressi gangster serbi – preferisce rinunciare al sole e al clima per il welfare norvegese. I mondi descritti da Hans Peter Molland, come quelli di Tarantino cui il film s’ispira palesemente, sono mondi dove i criminali hanno ancora nomi in codice.

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