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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Mercoledì 23 gruppo aperto sulla cura

14 Maggio 2012

La prossima riunione del  gruppo aperto sulla cura si svolgerà Mercoledì  23 Maggio alle ore 18.00 presso la sala Caminetto della Casa internazionale delle Donne a Roma. Invitandovi a partecipare numerose e numerosi, pubblichiamo qui il resoconto della precedente riunione svoltasi il 20 aprile.  I resoconti delle altre riunioni si trovano qui.

Resoconto sommario della riunione del 20 aprile 2012 .

Non eravamo molte e molti e la discussione è proseguita su alcuni dei punti trattati anche nella precedente riunione: Letizia ha richiamato il tema discusso nella riunione precedente dell’incapacità degli uomini alla cura che sembrava essere tra noi del gruppo il giudizio prevalente, tranne Fulvia che invece accentuava la possibilità anche per gli uomini di riuscire a farlo, volendo. E si è chiesta e ci ha chiesto se come sostiene Maria la cura sia allora destino femminile inevitabile . Aggiungendo che forse dipende dalla maternità, dalla possibilità data solo alle donne di potersi  “sdoppiare”.  Letizia ha poi dato conto delle varie iniziative svolte in giro per l’Italia traendone un giudizio doppio : alcune  ritengono “ La Cura del Vivere” un documento coraggioso perché tenta uno spostamento, altre invece dicono che abbiamo fatto un eccessivo panegirico sulla cura.

Paola ha notato che gli uomini vanno nel mondo mentre le donne si tengono stretta la cura, ha anche aggiunto che la cura è asimmetrica perché uno dei soggetti è sempre dipendente ( Letizia le ha fatto notare che invece   nel maggior numero dei casi la cura è  una relazione forte e non un mero rapporto di potere).

Maria ci ha invece letto alcuni suoi appunti sulla qualità della vita notando come tra i moltissimi indicatori di qualità non si parli mai di qualità delle relazioni che sono invece la sostanza della vita. Che la qualità delle relazioni dipende dalla comunicazione e che dalla comunicazione dipende la vita comune. Ha chiamato in causa l’umiltà e il coraggio (  per riconoscere la dipendenza da altri e altre in tanti momenti della nostra vita, e per riuscire a riconoscere ciò che riceviamo). Ha fatto l’esempio della esperienza fatta nel suo municipio quando ha tentato di ribaltare il rapporto tra amministratori e cittadini, spiegando agli amministratori quante siano le cose che ricevono dai cittadini e che dipendono dai cittadini stessi.

Rosetta ha sollevato un tema generale : il nostro pensiero e le nostre acquisizioni ci bastano oppure abbiamo bisogno di altre legittimazioni?  Il problema è il simbolico, i maschi sono dentro un simbolico precostituito, le donne devono o stanno tentando di costruire un loro simbolico forte e questo naturalmente va ad incidere, in qualche modo a parzializzare il simbolico maschile. Dagli uomini riceviamo o un mero riconoscimento “cavalleresco”  o una richiesta di aiuto quando sono allo stremo o alla “frutta”( come è accaduto con SNOQ….noi siamo oramai inefficaci hanno detto allora alcuni…provate voi, che provino le donne perché le donne possono ancora fare qualcosa…).  Dato il nostro essere portate strutturalmente alla Cura ci accontentiamo del fatto che il mondo colga pezzi sostanziali di ciò che abbiamo detto o vogliamo altro? Ci basta che il mondo cominci a guarire?  ( ma il mondo comincia veramente a guarire hanno fatto notare altre?).

Letizia ha riproposto un tema sul quale spesso ci siamo fermate nella discussione, la differenza o il legame tra cura e lavoro di cura, per dire che non vanno slegati, o meglio che  partire dal lavoro di cura aiuta a capire anche cosa sia veramente la Cura in tutte le sue dimensioni. Concetto sul quale alla fine mi pare si sia trovato un accordo. Fulvia che propendeva per una divisione o comunque per far vivere maggioramente la differenza tra cura e lavoro di cura ha accettato questa formulazione di letizia, sottolineando che forse allora i maschi possono arrivare alla cura e persino al lavoro di cura solo se accettano e riconoscono l’autorevolezza in materia e la mediazione femminile su questo tema.

Bia ha rilevato come nelle grandi tradizioni sapienziali sono uomini quelli che hanno portato all’onore del mondo parole come Cura. E che non la convince l’esaltazione del femminile materno, portando alcuni esempi.  La colpisce che molti uomini nelle espressioni artistico letterarie parlino di cura. E ha messo in evidenza come moltissimi uomini anche nella politica abbiano una grande cura di se stessi, della loro immagine, del loro ruolo.  Ha inoltre rilevato che non ci possiamo aspettare alcun riconoscimento da parte degli uomini. Franca concordava su questo punto soprattutto per quel che riguarda gli uomini politici . Fulvia ha osservato che per quanto riguarda gli uomini politici si tratta di una cura assai particolare e limitata, una sorta di cura sterile,  una cura che si “cura” molto del potere e dei rapporti di forza e che non diventa da parte degli uomini quasi mai cura del vivere , del mondo e delle relazioni.

Elettra ha detto che la divisione dei compiti e dei ruoli è stata storicamente stabilita ( agli uomini il pubblico, alle donne il domestico  privato e forse anche la cura) ma anche secondo lei gli uomini non sono affatto incapaci di curare se stessi  finalizzando questo particolare tipo di cura alla perpetuazione del loro ruolo.

E che per fare questo intrecciano relazioni fortissime. Fulvia ha rilevato che sono quasi sempre relazioni solo tra loro, omosessuali maschili come le ha chiamate Franca tanto tempo fa.

Alberto ha messo un poco in discussione le cose di Rosetta, secondo lui il simbolico femminile finora costruito o in costruzione è ancora distante dall’essere passato nel mondo. Per le donne sono importanti le parole ha aggiunto, che sono alla base delle relazioni, perché sono le donne che tengono insieme il mondo. Un conto è avere in se stesse la struttura della relazione com’è per le donne, un conto è non averla com’è per gli uomini. Alberto ha anche proposto che nella prossima riunione si parta dall’analisi delle nostre personali relazioni con donne e uomini dei nostri rispettivi ambienti. E la proposta è stata da tutte accettata.

 

 

 

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