E’ il Corriere della sera che ha presentato una sfilata di faccette femminili, nomi e cognomi, 12 tra le 40 e più ragazze di B. come una sorta di wanted delle cattive (16 settembre). A contraltare, domenica 18, due paginate di “trentenni normali”, con carriere avviate o incerte e faccette sorridenti acqua e sapone. Non le aveva viste Terry De Nicolò prima dell’intervista volutamente scandalosa alla trasmissione di Paragone su Rai Due, altrimenti chissà che cosa avrebbe detto oltre a “se tu sei pecora resti a casa con duemila euro al mese, se ne vuoi ventimila ti devi mettere sul mercato e ti devi vendere anche tua madre”. Secondo Concita De Gregorio quell’intervista dimostra che non c’è più scampo, neanche per le ragazze normali: “nei licei le ragazzine di sedici anni –non tutte, parecchie- hanno il book fotografico”. A causa del mostro, Berlusconi, “colpevole del delitto politico di istigazione alla prostituzione di una generazione intera, corruttore morale e culturale di un Paese” (Repubblica, 19 settembre). L’accusa è inconsapevolmente autocritica: vuol dire che il Paese e le sue donne non sanno resistergli?
C’è un piccolo coro (ma solo a sinistra) di donne indignate che ancora una volta scrivono la loro indignazione. Ma ci aiutano a capire? Per Lorella Zanardo c’è “un lato bestiale” nell’uso di donne (“le mie bambine”) come oggetto di scambio per favori importanti (L’Unità, 19 settembre). Quel riferimento di B. alle “mie bambine” colpisce al cuore Marina Terragni che si chiede “come si comporterebbe se qualcuno facesse alle sue figlie quello che lui fa a queste giovani donne” (blog.leiWeb.it, 17 settembre).
La “questione femminile” deve diventare il primo punto della futura agenda politica del Paese, scrive Zanardo. Era almeno vent’anni che non si diceva più “questione femminile”! Infatti per Letizia Paolozzi si tratta piuttosto di questione maschile: “è il mondo maschile che dovrebbe ribellarsi a questa versione grottesca della sua sessualità” (donnealtri.it). Se è innanzitutto affare di uomini si può anche prenderli in giro. Lo fa Cinzia Leone che su il Riformista (18 settembre) lancia i “Patonza Bond” come porto sicuro dei risparmiatori. Mariella Gramaglia invece preferisce partire da Helle (La Stampa, 18 settembre). Helle Thorning Schmidt, la nuova primo ministro danese che insieme ad altre misure propone a tutti i danesi di regalare alla collettività 12 minuti al giorno del loro tempo di lavoro. Perché, chiede allora Gramaglia, qui da noi le donne del 13 febbraio, non si fanno sentire? “Non per sottolineare ancora di più la mestizia boccaccesca in cui tutti affoghiamo” ma per dirci che cosa farebbero se fossero al governo.