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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Occhio al telefono e allo spread

16 Settembre 2011
Pubblicato su "Europa" il 14 settembre 2011
di Franca Fossati

Forse ha  ragione Berlusconi: le nuove intercettazioni che lo riguardano “faranno rumore un giorno tutt’alpiù”(La Stampa, 11 settembre). Il fatto è che ci siamo assuefatti, “la nostra fantasia è già stata annientata, l’immaginazione è colma…E’ la storia ormai ripetitiva di un’ossessione” (Annalena su Il Foglio, 8 settembre).

Siamo in molti che di buon mattino aspettiamo con ansia la riapertura delle borse anche se non siamo finanzieri e non possediamo titoli di stato. Non l’avevamo mai fatto prima, ma ora abbiamo confusamente capito che ogni volta che sale il famoso spread si volatizzano anche i nostri soldi.

Gran parte della stampa italiana invece, tramite solerti magistrati, ci tiene inchiodati ai telefoni degli amici e delle amiche del premier. Dove corrono anche apprezzamenti di elegante attualità. Avrà davvero detto che la Merkel è una “culona” ecc. (Il Fatto quotidiano, 10 settembre)? Probabile. Certo verosimile.

L’austero ministro Sacconi non ha appena paragonato la norma sui licenziamenti a uno stupro, di suora per di più? E’altrettanto probabile che la stessa Merkel abbia definito il nostro B., al telefono con un amico o collaboratore, un latin lover da strapazzo o qualcosa del genere. Ma la seriosa Angela che è cresciuta nella DDR sa che del telefono non ci si può fidare e, soprattutto, pare non abbia amici intercettati.

Gira e rigira siamo sempre lì, fermi da mesi, anni ormai, a ciò che scrisse Veronica Lario nella lettera famosa. Le intercettazioni, commentava stamattina un amico, sono diventate “un’arma di distrazione di massa”. Per non vedere che il nostro mondo, occidentale, è avviluppato in una crisi, di soldi e di idee, forse senza via di uscita.

Anche gli intellettuali, “le grandi firme”, cercano di dare dignità alle cronache telefoniche “con la postura dell’analisi para-sociologica, dello spaccato di un Paese o di un’era politica, tutta una tara pretenziosa che serve a giustificare un contenuto netto che è puro guardonismo” (Filippo Facci, Libero, 8 settembre). Ma non c’è davvero nesso tra la crisi dell’Occidente e le porno telefonate e/o barzellette?

Secondo Alberto Leiss, che di maschile e femminile in politica scrive spesso, “Berlusconi ha il grande merito di incarnare in una stupefacente commedia pubblica globale il declino dell’autorità maschile (altro caso eclatante, di cui non sappiamo ancora il finale, quello messo in scena da DSK)” (donnealtri.it). A fronte di tanto miserevole declino quale è la nuova autorità che emerge? Sta davvero spuntando “un nuovo ordine simbolico” come scrive Luisa Muraro sull’ultimo numero di Via Dogana?

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