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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Le molte voci di Siena

9 Luglio 2011
di Monica Luongo

L’applauso più lungo e convinto l’ha preso una giovanissima fanciulla genovese che fa parte del collettivo “Punto G”,  quando ha detto che qualche differenza tra le donne presenti a Siena bisogna pur marcarla e soprattutto “va bene votare le donne ma non proprio tutte le donne” ; i fischi e i “buuuu” sono andati invece a Rosy Bindi per l’affermazione “chiederò al mio partito di stare dentro a questo movimento” perché, a suo dire, il pubblico ha confuso le sue parole e ha pensato che il Pd volesse cavalcare strumentalmente anche l’onda femminista: piuttosto lei è per battersi all’interno del partito per le ragioni del movimento.
All’Assemblea nazionale di Se non ora quando? (http://senonoraquandosiena910luglio.wordpress.com/) , che inizialmente era rivolta ai collettivi italiani che avevano aderito al movimento dopo la/le manifestazioni del 13 febbraio scorso e che è diventato nell’ultimo mese un appuntamento per le donne che volevano ritrovarsi e parlare di come lavorare sodo per trasformare l’Italia in “un paese per donne”, siamo andate in molte e per numerose e differenti ragioni. Per due giorni  in una bella piazza senese – organizzazione militante e funzionante  – c’è un universo estremamente variegato di donne dalle molte età (poche in verità le giovanissime) e un po’ di uomini, di cui si avverte un comune senso di stanchezza, insofferenza e rabbia per la generale condizione femminile in Italia.
E infatti in mattinata le organizzatrici hanno scelto di portare tra le altre sul palco Linda Laura Sabbadini, direttora centrale dell’ISTAT e l’economista Tindara Addabbo, per illustrare con i numeri il gap retributivo, occupazionale, sociale delle donne rispetto agli uomini nel nostro paese, gap che ci spinge dietro i paesi africani in quanto a quote femminili in parlamento e ultime in Europa nella classifiche delle donne dirigenti in aziende e enti pubblici e privati. Ma dal palco dove si alternano i video agli interventi, e dalla platea dove ci sono circa mille donne nonostante il caldo soffocante in mezzo agli striscioni e agli slogan dei collettivi, si ritrovano parole che mettono i brividi, perché è più di trent’anni fa che le ho dette e  ancora oggi le sento: che noi donne siamo “creature meravigliose”, che solo noi possiamo salvare l’Italia, che sappiamo fare tante cose insieme, che abbiamo la forza della riproduttività e l’abilità del lavoro di cura.
Sono impressionata come lo ero prima della manifestazione del 13 febbraio, quando su questo stesso luogo virtuale scrissi perplessa: ma abbiamo ancora bisogna di dircele queste cose? Pare di sì e non solo dirle alle più giovani, ma anche sentirle dalle donne dell’UDI, che ribadiscono l’importanza di ricordare che queste rivendicazioni vengono dal passato femminista che non va ripudiato, da Serena Sapegno e Francesca Izzo e dalle vip intervenute sul parterre.
L’evento non va sottovalutato, così oltre a Turco, Camusso, Bindi, Concia e molte altre donne della politica di sinistra, hanno aderito alla manifestazione anche Flavia Perina e Giulia Buongiorno di Futuro e Libertà, che ci provano a dire che siamo tutte uguali quando gli obiettivi sono comuni, rivendicare diritti e avere la meglio sul maschilismo imperante, ma non ricevono proprio una standing ovation, soprattutto quando Buongiorno cerca la solidarietà parlando di come è stata costretta a fare un figlio a 45 anni perché prima la carriera non glielo consentiva e dopo è stata durissima perché il lavoro è in ascesa ma il picco ovulatorio precipita.
Va detto in ogni caso, come sottolineato stamane da Mariella Gramaglia su La Stampa (www.lastampa.it) , che il movimento va sdoganato dalle accuse di moralismo anti-escort dei mesi passati, visto che oggi a Siena  ci sono le rappresentanti dei trans e Pia Covre, storica leader del movimento delle prostitute italiane, che da sempre si batte perché la politica non metta insieme le leggi contro la tratta e la repressione della prostituzione.
Di cosa in concreto si è parlato? Di maternità, moltissimo: chiedendo giustizia degli ancora troppo numerosi licenziamenti delle donne in gravidanza, e invocando una modifica della legge che renda obbligatorio per i padri il congedo di paternità. E poi di lavoro, il precariato e l’inoccupazione, il riconoscimento del lavoro di cura: alla segretario generale della Cgil che definisce la recente finanziaria “una manovra misogina del governo” e che chiede alle donne di risollevare l’Italia dall’ “abisso morale”, fanno eco molte voci, testimonianze di donne che si battono per i diritti delle lavoratrici, ma anche quella della signora calabrese che rappresenta un collettivo che ha tentato alle ultime elezioni di formare una lista civica di donne nel suo comune assediato dalla ‘ndrangheta e che prima di lasciare il palco chiede a Camusso il perché di quella firma “scellerata” per i nuovi contratti dei lavoratori con Confindustria, accordo siglato il 28 giugno scorso.
Insomma, tanto bisogno di dire “ci siamo” e numerose rivendicazioni da intraprendere con serietà. Alle relatrici di domani il compito di tessere il canovaccio perché Se non ora quando? vada verso una prima formulazione di agenda politica. Ne scriveremo ancora, anche perché speriamo di sentir parlare pure del fatto che in questo paese per donne ci sia sempre lo spazio per la relazione con gli uomini, i vecchi, i bambini, i migranti e via dicendo, perché è sulla relazione che molto femminismo nostrano è cresciuto e si è alimentato. E perché, infine, sono convinta che non esistano politiche di genere che possano essere intraprese senza la profonda comprensione di quello che sta accadendo a tutto l’universo di una comunità di esseri viventi.

 

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