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La dignità offesa? E’ quella degli uomini

21 Gennaio 2011
di Letizia Paolozzi

“Contro gli insulti e le offese nei confronti delle donne in tanti anni di governo scendiamo in piazza per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio”. Così, il segretario del Pd di Roma invitava a un sit-in mentre altri sit-in spontanei si sono svolti in varie città d’Italia. E ci sono appelli di donne alle donne sulla “dignità femminile offesa”.
Mettiamo da parte la questione di un uomo (S.B.). Dopo la festa a Casoria di Noemi Letizia, dopo il video di Patrizia D’Addario, passare le serate con Katia Caterina Ruby Alessia Melania Nicole Marystella Barbara Francesca significa, anche se vengono intonati canti e raccontate barzellette, scherzare con il fuoco. Un atteggiamento compulsivo-infantile, ossessivo-monotematico di fronte a queste invitate dalle grandi tette. L’immagine delle tette che allattano incoraggia l’attività masturbatoria, secondo la psicoanalisi.
Lasciando perdere Freud, l’Italia non può reggere senza legittimità delle istituzioni, di chi le abita. Un premier che non cura l’autorevolezza del proprio ruolo, indifferente ai problemi che angosciano i suoi concittadini, si sta sparando – simbolicamente – su quegli attributi che distinguono i maschi dalle femmine.
Evitiamo di sollevare il dubbio se siano o no eccessive le indagini: pare dalle carte che le ragazze non raccontino di rapporti sessuali con il premier. D’altronde, in un Paese “turbato”, sta al premier tranquillizzarlo accettando di rispondere ai giudici.

Quello che ci interroga è piuttosto lo scenario disegnato nelle intercettazioni da Katia Caterina Melania Barbara Francesca Iris Ruby. “Fino a quando ci sarà lui io avrò da mangiare”. Ragazze che faticano a arrivare “a fine mese”. Ma vogliono una casa, un contratto televisivo, un marito, dei figli. Arraffano tutto. “Un cristiano normale lavora sette mesi per prendere quello che ho preso io”. Per loro è manna dal cielo apparire nel reality. Comprarsi sette paia di scarpe. Hanno i parenti da aiutare: “Mantengo praticamente tre famiglie, mia madre con la nonna, mio padre con l’altra nonna e ora mia zia che ha due figli”.
E le famiglie sostengono. Consentono. Raccolgono confidenze. Spronano. Spingono le figlie alla competizione. Il meglio sarebbe un posto di parlamentare, di consigliera regionale. Se proprio non si può, va bene pure un braccialetto, gli euro infilati nel cd di Apicella. Ieri sono usciti i dati Istat. L’Italia rispetto all’ Europa ha il numero più alto di “neet”: ragazze (soprattutto) e ragazzi che non studiano e non lavorano.
Le ragazze di Arcore sembrano appartenere alla schiera di “neet”. Non gli costa poi tanto una serata nel privée del premier. Va bene. Hanno un modo di intendere la sessualità, la liberazione sessuale, il desiderio che non è il mio. Ma di modi non ce n’è uno solo.
Una ragazza (un ragazzo) che decida “eventualmente” di usare il proprio corpo (come scriveva Piero Ostellino sul “Corriere della Sera”) devo considerarla/lo vittima di un uomo che usa del suo potere e del suo denaro oppure riconosco a maschi e femmine la libera disposizione del proprio corpo?
Dopodiché, circola in Italia una cultura o sottocultura (pubblicità televisione etc.) che guarda al corpo femminile come una merce. Ci sono donne che non disdegnano questa cultura, che ne approfittano, che si infilano, considerandolo una fortuna, nello scambio sesso-denaro. Ma si tratta di uno scambio che attiene alla sessualità maschile. Dovrebbero rifletterci gli uomini. Perché ci va di mezzo la loro dignità, non quella delle donne.

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