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Il grembo di Maria e il cardinale Ravasi

23 Dicembre 2010
di Clelia Mori

Sul Sole 24 ore di domenica, nell’inserto cultura, in copertina a tutta pagina c’è un accattivante natività manierista: abito rosso di Maria, luce intensa e diffusa che sale dal piccolo infante dormiente a illuminare il volto giovane della madre, togliendola dalla penombra, mano a sinistra forse maschile e il titolo “La Terra , il Cielo e la nascita di un Bambino”. Sottotitolo: “Il Natale ricorda che Dio ha scelto una residenza carnale, il grembo. Anche le religioni antiche parlano di apparizioni del divino, ma senza osare quanto il Cristianesimo”.
Questa parola: il grembo, mi intriga nel contesto della copertina e mi fa credere che all’interno troverò di sicuro nell’articolo la spiegazione che mi lascia sperare la relazione appena accennata dal sottotitolo tra “residenza carnale” e “grembo” e Cristianesimo che osa più delle altre religioni. E mi immagino che finalmente questo grembo acquisti quella dignità fisica di corpo femminile per Maria che fino ad oggi le sento negata e, insieme a lei, negata a tutte noi.
Mi stanca persino ritornare sul perché si continui a negare la nostra dignità corporea, ma non posso fare a meno di sentire tutta la sua sottovalutazione sulla mia pelle, nel nostro paese, oggi, a partire dai comportamenti di chi ci governa e di chi chi gli tiene mano nel mondo dell’economia, dell’informazione, dello stesso clero cattolico.
E questo grembo citato mi fa sognare un cambio di passo per noi donne, ma anche per gli uomini, che parta dal Natale, dalla Chiesa e dal più importante giornale economico italiano. Sarebbe una svolta autorevole, interessante, utile. Finalmente, mi dicevo, arriverà nell’articolo almeno qualche accenno diverso sul nostro corpo, “residenza carnale” di tutta l’umanità e del figlio di Dio.
Mi torna in mente insistente “L’Annunziata” di Antonello da Messina che ho riproposto ridipingendola, all’inizio degli anni duemila, con la mano che tratteneva l’angelo diventata invece benedicente e con le stimmate e a cui ho dato il nome di “Salvator Mundi”. L’avevo quasi dimenticata e mi sono ricordata di averla dipinta per affermare il fatto che dopo che lei ha accettato (si è presa la libertà di accettare e Dio era in attesa della sua risposta. 38 Vangelo di Luca) la proposta dell’angelo Gabriele di diventare la madre del figlio di Dio, il suo corpo è diventato davvero “la” sua “tenda in mezzo a noi” (Giovanni 1,14) e insieme alla tenda del figlio la tenda di tutti gli uomini e di tutte le donne. (Non volevo scrivere donne perché loro non dimenticano di essere la tenda del mondo e di sé stesse, mentre gli uomini, quasi tutti, sì, ma l’ho fatto per ricordarci che siamo anche le nostre madri.)
In quel quadro volevo concretizzare un pensiero che mi girava dentro, quando mi immaginavo il tempo sospeso della gravidanza di Maria. Mi chiedevo: qual’era in quel momento di attesa della nascita il suo ruolo, corpo e testa, nella salvezza del mondo che Dio aveva immaginato incarnando il suo corpo in quello di una donna? Era davvero solo una tenda incubatrice senz’altro ruolo, come il sorvolare sul suo corpo di donna ci ha sempre fatto pensare? O lei era tutto durante la gravidanza, passato, presente e futuro di Dio? Erano loro due a disporre della salvezza del mondo: la donna e il suo grembo e quello che vi cresceva dentro? Era lei salvezza del mondo conservandola nel grembo?
Ebbene, speravo di trovare sotto l’albero di Natale di quest’anno per opera di Gianfranco Ravasi, autore dell’articolo, un inizio di riconoscimento del corpo carnale di Maria, che aiutasse le donne e gli uomini a cambiare molto il corso dei loro pensieri e delle loro emozioni nei confronti del corpo femminile attraverso una diversa interpretazione di quello di Maria. E speravo anche di trovare qualche embrione di risposta alle mie molte domande su cos’era il corpo di Maria durante la gravidanza…

Apro il giornale e in seconda e terza pagina e il nuovo titolo è: “Il realismo di nascere nella storia. Dio abbandona gli edifici simbolici e sceglie una residenza carnale: il grembo. Gesù a Betlemme è il trionfo della maestà della vita. Così il Natale illumina e consacra tutte le esistenze”. Già “Dio abbandona gli edifici simbolici” : continua a farmi sperare su una differente interpretazione del corpo di Maria, la ripetizione di “grembo” mi rassicura quasi e poi “Gesù è il trionfo della maestà della vita” mi sembra un velo squarciato sul senso delle vita anche corporea, carnale su cui poggio tutte le mie riaccese attese. Poi leggo finalmente il lungo articolo, che finisce a pagina 4 ed è pieno di citazioni bibliche e letterarie sulla vita e sul suo senso, aspettando di trovare il punto del grembo, che non può che essere quello di Maria e quello delle donne.
Ma il grembo in tutto l’articolo non c’è. Si parla del figlio di Dio che ha scelto di diventare lui carne che nasce e muore, lasciando i luoghi “simbolici” delle altre religioni e lo ha fatto venendo a stare sotto una tenda: Maria. Maria quindi non è un corpo, è una “tenda” e lo rimane, nonostante il florilegio della carnalità su Gesù. La carnalità del corpo di Maria scompare. Del come Gesù abbia ottenuta la sua, passando attraverso il corpo, il grembo di Sua Madre che l’ha accettato da Dio, che glielo ha annunciato e non imposto, rimane un mistero. Così il mistero del corpo di Maria e del corpo delle donne si confondono ancora oggi sul Sole 24 ore, nelle parole del cardinal Ravasi e nella carnalità di Gesù per la Chiesa.
Potevamo avere altro sul grembo e la carne maschile, femminile e divina, questo Natale. Ne avevamo bisogno: ma la paura della carne del corpo delle donne, a partire da quello di Maria, se non ha spaventato Dio, spaventa ancora troppi uomini, che sulla carnalità si confondono.

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