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Luoghi per sole donne e libertà religiosa

2 Luglio 2010
Pubblicato il 30 giugno 2010 su "Europa"
di Franca Fossati

Ileana Montini, sociologa e psicoterapeuta, racconta su Il Paese delle donne on line un pomeriggio in un centro culturale islamico del Nord Italia. L’ incontro è con donne mature e ragazze, tutte rigorosamente velate. E’ con le ragazze che dialoga. Una decina, di origine marocchina. Parlano bene italiano, frequentano scuole e università ma dichiarano di sentirsi “spaesate”, sia in Italia che in Marocco, dove tornano per le vacanze.
Ragazze per le quali “la religione è sentita come l’elemento fondativo dell’identità e la fonte principale del proprio sistema valoriale”. E quindi il velo, il Corano che regola la vita, la verginità pre matrimoniale, il sabato in moschea, la rivendicazione di luoghi pubblici separati, compresa la piscina. A Montini sembrano lacerate “tra il desiderio di essere come le coetanee italiane e il dovere di rappresentare una comunità intera in quanto corpi femminili”.
L’osservazione non piace a Patrizia Khadija Del Monte, italiana convertita, attiva esponente dell’Ucoi, che su Islam-online replica “Io sono l’Occidente!”, rubando la citazione a Walter Siti.
Khadija rivendica il percorso di “noidonne musulmane velate, che pazientemente costruiamo la nostra identità di cittadine musulmane occidentali” e denuncia il pregiudizio di chi chiama in causa il velo senza riferirsi “a ciò che rappresenta per chi lo indossa”. Quello di Montini per lei è “neo-tradizionalismo femminista occidentale”.
Montini non demorde e le risponde (Paese delle donne on line, 22 giugno) ricordando la sua esperienza di cattolica delle comunità di base e la scoperta di una lettura storicizzata del Vecchio e Nuovo Testamento. “Perché le religioni si formano così, nel complicato intreccio delle storie locali”. Si dice disposta a scendere in piazza per difendere la libertà religiosa delle donne musulmane, compreso il velo. Ma non intende legittimare la richiesta di spazi pubblici riservati alle donne. “Abbiamo faticato tanto”, dice, per superare le divisioni tra i sessi, per ottenere un diritto di famiglia che non subordini la moglie al marito, per eliminare le attenuanti al delitto d’onore, che “francamente, non sono disposta a rispettare su questi aspetti la libertà religiosa di qualunque religione”.
E la cronaca subito sembra darle ragione. E’ di ieri la notizia di un egiziano che a Roma ha tentato di uccidere moglie e figlia: conducevano una vita “troppo occidentale” (Repubblica, Cronaca di Roma, 29 giugno). Le due donne vendevano su una bancarella prodotti cosmetici e in questo modo mantenevano la famiglia. Il “capo famiglia” aveva perso il lavoro, ma considerava un disonore intollerabile, una violazione della tradizione, che le sue donne lavorassero, per di più in un luogo esposto al pubblico.

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