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Tamaro, era meglio quando si stava peggio?

27 Giugno 2010
Pubblicato il 23 giugno 2010 su "Europa"
di Franca Fossati

La scorsa settimana Susanna Tamaro ha colpito ancora (Corriere della sera, 14 giugno). Questa volta però le repliche sono state scarse. Forse perché ci vuole “santa, santissima pazienza”, come ha commentato Loredana Lipperini nel suo blog.
Infatti la tesi sostenuta nell’articolo “Donne che uccidono i figli. Il senso (perduto) della maternità” è una variazione sul tema già espresso ad aprile. E cioè che il femminismo non ha liberato le donne. Anzi: “le donne sono diventate più cattive”, riassume bruscamente Monica Luongo (donnealtri.it ). Infatti sarebbero sempre più numerose quelle che uccidono i figli.
Nel testo di Tamaro, a disprezzo delle statistiche, tutti i delitti in famiglia vengono messi nello stesso calderone: “le madri uccidono, si uccidono e spesso vengono anche uccise dai loro compagni e mariti”. Quell’ anche è rivelatore dell’approccio ideologico dell’autrice: se le femministe denunciano la violenza maschile, io capovolgo la gerarchia.
Ma il cuore dell’analisi è che “aver liberato la sessualità dalla procreazione ci ha reso altrettanto libere dei maschi” e ha fatto “scivolare la maternità in coda alle priorità della nostra vita”. Mentre l’uomo si sarebbe “sentimentalizzato”.
Quindi?
Era meglio quando si stava peggio, e la maternità era l’unica priorità? E come la mettiamo con il desiderio di maternità che non risulta essere scomparso?
“Come avrebbero potuto le donne diventare protagoniste piene della realtà (come la stessa Tamaro rivendica, ndr) restando là dove sono state messe per destino biologico o volontà divina –madri di, mogli di, sorelle di- espropriate dalla loro esistenza ed escluse dal contratto sociale?” replica in una lettera al Corriere Lea Melandri (15 giugno).
“Il piacere è il democratico tiranno dei nostri giorni”, scrive Tamaro. Fare sesso per provare piacere: è questa la colpa? Si chiede Anna Sarti in una lettera al blog Italians. Ma Tamaro contrappone l’eros al piacere e rimpiange le eroine della letteratura Anna Karenina, Catherine Earnshaw, Jane Eyre, Giulietta. “Dove siete?”, le invoca. “Cara Tamaro, io non so dove li abbia letti i suoi classici –si risponde prosaicamente dal sito mammaamsterdam.blogspot.com – ma non mi risulta che Anna Karenina né Giulietta siano morte vergini”.
“Non si tratta di tornare all’angelo del focolare –insiste Tamaro- ma semplicemente di capire che la centralità della nostra vita di donne è lo spirito della maternità”. E non si accorge di quanto poco spirito “materno” ci sia nel suo populismo letterario. Colpisce la totale assenza di empatia verso tante giovani, madri o aspiranti tali, che si dibattono nelle contraddizioni della libertà e cercano di fare e far crescere i figli senza perdere se stesse.

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