Storie / Corsivi

racconti di persone, polemiche ad personam

Donne degenerate

14 Giugno 2010
di monica luongo

Sono venti anni, scrive Susanna Tamaro sul Corriere della Sera, che le donne sono diventate più cattive e le cronache riportano numerosi casi di madri che uccidono i propri figli, e spesso pongono termine dopo l’atroce atto anche alla loro vita.
Colpa degli anni Settanta, dei movimenti per la parità dei diritti tra donne e uomini che hanno cancellato la struttura classica della famiglia stravolgendo “i rapporti tradizionali tra uomini e donne”; dell’emancipazione della pillola che ha autodeterminato le donne liberandole dal rischio di gravidanze indesiderate e infine ha procurato come disastro finale la separazione del rapporto sessuale da quello sentimental-procreativo. Oggi il sesso impera, scrive Tamaro, è una ossessione e noi cadiamo “dalla balaustra del piacere” dimenticando Anna Karenina e Jane Eyre, eroine di amori immortali per trasformarci in mostri senza scrupoli dal tratto maschile e violento.
Senza spirito materno – anche quello delle donne che non procreano – il mondo è perduto: così le donne, ormai crudeli come gli uomini, non si fanno scrupolo di ammazzare i propri figli, magari poi nemmeno tanto desiderati.
Alcune notevoli penne abituate a trattare i temi delle donne e del femminismo si erano già premurate di rispondere a Tamaro quando dalle pagine dello stesso giornale aveva parlato di femminismo, continuando come facciamo da decenni a dire la nostra tra donne e con gli uomini. Dalle colonne di un giornale di grande tiratura e con la firma dell’autrice del milionario “Va’ dove ti porta il cuore” tutto prende un’aura di “importanza”popolare maggiore, visto che si arriva a tante e tanti utenti. Siamo dunque davanti a una nuova generazione di matricide?
E’ noto a tutto il mondo quello che l’emancipazione delle donne ha portato e sta portando, così come è noto il portato di sofferenza per il numero di donne vittime di violenza che non accenna a diminuire. E come riempie di pura preoccupazione sapere che cresce (cresce davvero o è solo più divulgato?) il numero delle madri che ammazzano i propri figli e poi spesso si privano a loro volta della vita. Se come dice Tamaro la maternità è l’essenza della vita, com’è che la distorsione di un istinto così potente (come le api che muoiono negli Stati Uniti, o le balene spiaggiate in Australia) non viene colto come un dato preoccupante e un disperato bisogno di aiuto? Cosa c’entra il mercato del sesso col trovarsi da sole di fronte all’impossibilità di far fronte fisicamente e psicologicamente di accadimento di un neonato o bambino, sapendo che decidendo di porre fine a quella vita si avrà di fronte l’abominio del mondo? Penso che in questo simulacro di Stato in cui viviamo ci sia piuttosto l’abbandono totale delle persone sofferenti a loro stesse (la mancanza di strutture, di reti pubbliche e sociali, di aiuti concreti): non credo si tratti di madri pentite di quello che hanno fatto, ma di madri che non ce la fanno a continuare. Dietro le loro storie ultime, ci sono di sicuro disagi, incertezze, fragilità emotive e psichiche e anche abbandoni.
Mescolare il mercato mediatico della sessualità con le cause profonde di un disagio che forse dovremmo cominciare a considerare un po’meno individuale e più collettivo, tocca tutte e tutti da vicino. Contrabbandare le libertà conquistate – anche il diritto di alcune di noi a non essere madri senza per ciò sentirsi inutili o crudeli -, i nostri no come un appiattimento ottuso sul modello della spietatezza maschile mi appare quanto meno superficiale. Le donne accolgono e fanno crescere la vita, scrive Tamaro. Ma solo se lo vogliono: possono essere buone e cattive, sempre se lo vogliono o sono poste in condizione di farlo. Non sarà sputando sui diritti acquisiti che porteremo a casa madri più serene.

Featuring Recent Posts WordPress Widget development by YD