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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Il naso di Noemi

1 Maggio 2010
Pubblicato su "Europa" il 28 aprile 2010
di Franca Fossati

Novella 2000 ha anticipato tutti. Ha raccontato che Noemi Letizia per il compleanno si è regalata naso, seno e tette nuovi. Testimone un autorevole chirurgo plastico chiamato a pronunciarsi confrontando vecchie e nuove foto.
Immediatamente Libero ne ha dato notizia (24 aprile) e Repubblica, che certo non poteva restare indietro, ha intervistato la stessa Noemi (25 aprile). La ragazza ha smentito: nessuna chirurgia estetica. Ma non ha rinnegato la festa di Casoria dei suoi18 anni. “Perché mi dovrei pentire? Di cosa? E’ stato tutto molto bello, indimenticabile. Sono stati i giornali a fare il resto”. A causa (anche) di quella festa Veronica Lario ha chiesto il divorzio, le ricorda spietata l’intervistatrice Conchita Sannino. E Noemi: “Un matrimonio non può finire per un compleanno. Forse Veronica ha sbagliato”. Per quest’anno, comunque, dal presidente si aspetta solo gli auguri.
Sembrava dovesse cadere il mondo un anno fa, o almeno che si incrinasse il consenso intorno a Berlusconi, e invece eccolo qui, forte delle elezioni vinte, che celebra il 25 aprile tra le bandiere. Preoccupato, se mai, dello scontro con Gianfranco Fini.
A celebrare a suo modo il compleanno, tentando un bilancio politico-culturale della vicenda, ci prova la rivista femminista Leggendaria (in vendita nelle librerie o per abbonamento). “Perché oramai l’asse sesso-denaro-politica (..) è un virus che ha contagiato la stessa cultura del nostro vivere civile, l’immaginario e le relazioni simboliche, oltre che in molti casi reali, tra uomini e donne”, si legge nell’editoriale. Dopo il presidente del consiglio infatti è venuto l’assessore regionale e poi il presidente di regione e poi ancora il sindaco e il capo della protezione civile e gli imprenditori. Una schiera ampia, a cui hanno fatto da controcanto voci femminili: quelle di Veronica Lario, Patrizia D’Addario, Cinzia Gracchi. Figure femminili di rottura o figure canoniche, (“quasi ottocentesche” dice Lea Melandri, la moglie, la prostituta, l’amante), che ribaltano la minorità con la vendetta?
La domanda è esplicita nell’articolo di Assunta Sarlo, ma serpeggia in tutte le pagine. E le risposte non sono univoche. Da chi, pessimista come Manuela Cartosio, dice che “l’esito del dibattito pubblico è stato nullo” e chi, come Ida Dominijanni, rivendica il ruolo della parola femminile. Se abbiamo capito che il sesso è una protesi del potere, dice, è grazie a Veronica, Patrizia, Cinzia. Ma non lo sapevamo già? Resta il fatto che qualcosa è cambiato. Soprattutto è venuta a galla la neo-indignazione di donne del post femminismo che, forse, produrrà movimento.

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