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Pedofilia: mogli al posto dei bambini?

6 Aprile 2010
Pubblicato il 31 marzo 2010 su "Europa"
di Franca Fossati

C’è chi dallo scandalo dei preti pedofili ha tratto conferma del proprio anticlericalismo, chi ha colto l’occasione per un attacco al Papa, chi ne è stato difensore accorato e chi ha gridato al complotto secolarista contro la Chiesa. E c’è chi, come Roberto De Mattei su Il Foglio (30 marzo), dà la colpa della pedofilia al Concilio Vaticano II!
Gli interventi delle donne sono stati pochi ma significativi. A far discutere è stato innanzitutto l’articolo di Lucetta Scaraffia pubblicato, in prima pagina, sull’Osservatore Romano (11 marzo). “Possiamo ipotizzare –ha scritto- che una maggior presenza femminile non subordinata avrebbe potuto squarciare il velo di omertà maschile che spesso in passato ha coperto con il silenzio la denuncia dei misfatti”.
Subito, dal suo autorevolissimo blog, ha contestato la tesi il vaticanista dell’Espresso Sandro Magister (magister.blogautore.espresso.repubblica.it): “la maggior parte degli abusi sessuali avviene nelle famiglie, dove le donne non sono certo assenti, ed è nelle famiglie che l’omertà è più diffusa”. Ma dire questo significa confermare che la Chiesa è come una famiglia patriarcale dove le donne sono (e saranno) in soggezione. Magister poi, per dimostrare che la presenza femminile e il superamento del celibato dei preti non porterebbe nessuna limitazione agli istinti pedofili, cita un brano da “Lolita” di Nabokov, dove il protagonista contrappone alla “fornicazione naturale”, “beatitudini incomparabilmente più intense”, (quelle provocate dalle pratiche erotiche con le bambine, s’intende).
Anche Letizia Paolozzi (donnealtri.it) non crede che sia il celibato di per sè a spingere all’amore per gli adolescenti. Anzi, polemizza con il teologo Hans Kung che su Repubblica (18 marzo) ha attribuito al celibato, che impone di astenersi da qualunque “attività sessuale”, la responsabilità di indurre i sacerdoti a cercare “compensazione” dei propri “impulsi virulenti”. Ma davvero, si chiede Paolozzi, “bisogna immaginarsi una sessualità senza nulla di relazionale o di affettivo, ma puramente sfogo, ricerca di risarcimento e addirittura dominio?”.
“A me sembra indecente –scrive anche Imma Barbarossa su Liberazione (16 marzo)- pensare che le mogli debbano servire a guarire i pedofili dalla loro infame attitudine e vengano di fatto usate per sostituire i poveri bambini abusati”.
Per Claudia Mancina invece l’aspetto principale di tutta la questione non è la pedofilia, ma l’omertà e il silenzio. “Perché solo la punizione dei responsabili può risarcire almeno in parte la dignità violata delle vittime”(Il Riformista, 27 marzo).

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