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Veleni chimici e veleni simbolici

12 Marzo 2010
Pubblicato il 10 marzo 2010 su "Europa"
di Franca Fossati

Ne ha scritto solo Libero (5 e 6 marzo), anche perché la notizia, o il sospetto della notizia, era stata tenuta sotto traccia dalla stessa protagonista. Ma la notizia, o il sospetto, è molto grave. La Presidente delle donne marocchine in Italia, la deputata del PDL Souad Sbai, avrebbe subito un tentativo di avvelenamento che le ha minato la salute.
Interpellata, dopo l’uscita dell’articolo, dal sito stranieriinitalia.it, la stessa Sbai ricostruisce la vicenda. Nel dicembre 2008, dopo aver assaggiato un cucchiaio di cous cous alla festa del Centro culturale Averroè di Roma, si sente male. Viene curata per intossicazione alimentare, ma i sintomi continuano nei mesi successivi. Il restringimento dell’esofago che le impedisce di assumere cibi solidi e il ripetersi di dolori lancinanti la obbligano a due interventi chirurgici. Ma non c’è certezza della diagnosi fino a che, a New York, autorevoli esperti ipotizzano l’avvelenamento da “cristalli di acido solforico, idrossido di sodio o acido idrocloridrico”. “Sostanze insapori e inodori già utilizzate in passato dagli integralisti pakistani” spiega la deputata.
Il sospetto è terribile, ma non infondato se si pensa alle minacce che in più occasioni le sono state rivolte sul Web dagli integralisti islamici e alle ricette letali per avvelenare i nemici di Allah trovate in un manuale di Al Quaeda. Un’inchiesta è in corso. Per questo la Sbai avrebbe preferito che la notizia restasse riservata.
“Il giornalista che ha riportato quelle dichiarazioni è un amico, gli avevo detto di aspettare a pubblicarle” dichiara infatti ad Alma Pantaleo de l’Occidentale.it. Libero inoltre ha involgarito la sua denuncia rubricando l’articolo con l’occhiello “Allarme immigrazione”.
A proposito di immigrazione, e soprattutto di integrazione, tanto auspicata anche nelle celebrazioni ottomarzesche, che dire di quest’altra notizia rimasta, questa sì, fin troppo riservata, che riguarda il consiglio comunale di Goito (Mantova) che vieta l’asilo nido ai non cristiani?
Ne hanno scritto La Stampa e l’Unità (24 e 25 febbraio) e Il Paese delle donne on line. Pare proprio che per frequentare l’asilo Angeli Custodi, struttura pubblica, finanziata con i soldi dei contribuenti, ci voglia il certificato di battesimo. Poiché “da sempre viene gestito secondo criteri che si ispirano al cristianesimo” (parole del sindaco, anzi –ahimè- della sindaca) e poiché le insegnanti sono suore, non sono ammessi bambini che provengano da famiglie non cristiane (university.it). La battuta è fin troppo facile, ma c’è solo da sperare che l’asilo di Goito non assomigli al Coro dei Passeri del Duomo di Ratisbona.

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