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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Bersani, o l’effetto famiglia

3 Dicembre 2009
di Cristina Liquori

Quanto mi secca esclamare “io l’avevo detto”. A cosa sta servendo Bersani? Dico a voi, strateghe e strateghi del voto di sinistra, parsimoniosi e ben ponderati. A fare fuori Berlusconi? E come intende fare, se fin dal primo momento si raccomanda solo che non se ne vada, che non si dimetta? Ha esordito subito a rassicurarlo con la dichiarazione “a caldo” sull’invalidità del lodo Alfano, primo piccolo goal dell’opposizione..
Forse pensa di stenderlo con una Macumba , o con un pranzo pesante.
E questi militanti del Prezioso Partito, piccolo esercito disciplinato, non certo gente pensante, come saranno dislocati? Sento ancora sussurrare “bisogna votare il tale, è un bersaniano, è un dalemiano, è un veltroniano….….” Spero di aver sentito male . Si ricomincia subito?
Ma a cosa serve “LUI”? Come pensa o quando comincerà ad infiammare i cuori parlando del futuro, dell’utopia,della marcia dei diritti civili, del progetto per le generazioni nuove, oppure parole di lotta, contro il razzismo, il modo violento di relazionarsi con le donne, la guerra, l’indifferenza sociale, l’abuso di potere, la mafia? Sicuramente, lui pensa, è roba da donne, paroloni. Nel partito c’è chi ci pensa, è tutto organizzato. Io capofamiglia, coi piedi per terra, parlo di cose concrete: le tasse, le entrate, le uscite, mettere gli uomini giusti al posto giusto, le aziende sane, la produzione e il sindacato.”Dare una mano”, ecco .
Pensa così di scuoter dal fascino Berlusconiano milioni di Italiani.. Con la semplicità. Specialmente quella classe operaia semplice, schietta e incazzata che è in pericolo per la crisi aziendale, ma ha molta voglia di lavorare per il futuro del… Paese. Non sa che la parte incazzata, che non ne può più del Paese, cresce lontano dalla iconografia doc, e tra non molto potrebbe prodursi in azioni travolgenti che lui, che molti faranno fatica a contenere.
Non capisce, il nostro, che poco o niente può fare in campo strategico per salvare il Paese dalla crisi mondiale, molto può fare per scuotere il Paese dal degrado sociale culturale e civile , in cui si sta avvitando . Le puntualizzazioni fastidiose della segreteria Pd sul no B day sono la ciliegina sulla torta dell’incomprensione totale verso il popolo della sinistra , quello di oggi. Niente da fare: sgridarolo ed evasivo come un classico papà, non ha piacere che i figli vadano in giro quel pomeriggio.
Dimenticavo!
Il bravo e tosto segretario pensa invece continuamente all’alternativa di governo, come qualcosa di imminente che va preparato. Ma sbaglio o nulla è meno urgente di questo?
Un inciso: ci sono molti nella sinistra anche radicale che parlano di governabilità. Ma che problema sarebbe? E come può riguardarli, visto che non hanno voluto saperne di governare? Io dico meno male, perché la democrazia è anche discontinuità di governo, di potere, e un paese governabile sta diventando il nostro, che si degrada di giorno in giorno.
Purtroppo è sotto gli occhi di tutti la crisi del maschile , quando, non rinunciando al paternalismo, può solo proporre azioni inefficaci e che inducono depressione.
Chi non è attaccato a questa identità, per lo meno si sceglie il posto di non eroe facendo un passo indietro rispetto alla politica delle donne.
Torniamo al nostro : una figura forte e misurata, di poche parole sempre più dialettali, un po’ timido come tutti i veri maschi, un papà . Via i grandi discorsi, il suo tempo è la bocciofila con gli amici. Non con le donne, non è posto per loro.
Il padre porta la sicurezza a casa , per questo l’abbiamo votato, mentre alla relazioni , alla vera rete di rapporti, alla crescita politica ci pensa la Mamma.
Una donna con coraggio, incisività politica, che dice cose importanti. Che gli avversari combattono e cercano di mettere a tacere. Con lei si esce dal folklore e si entra nella sfida seria, ma bisogna fare in modo di separare la protettiva struttura “ coppia genitoriale”, che rende noiosa ogni avventura, e procurarci quello che ci serve veramente.

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