Rosa / Nero

uomini e donne nella cronaca di tutti i giorni

Una inclinazione troppo comune

22 Settembre 2009
Pubblicato su "Europa" il 16 settembre 2009
di Franca Fossati

Si dà il caso — scrive Vittorio Feltri — che Berlusconi ami le donne e «in talune circostanze non si limitasse a cenare in dolce compagnia di una trentina di volontarie, ma se ne facesse alcune» (Il Giornale, 10 settembre). Per Giuliano Ferrara c’è «una congiura degli snob» perché «alla sessualità berlusconiana mancano i quarti di nobiltà», è «una sessualità non blasonata, quella del machista o del puttaniere», ma si tratta di «una inclinazione comune, ordinaria», certo più sana, secondo l’elefantino, di quella di chi va pazzo per Tom Ford, «l’omosessuale per bene » (Il Foglio, 14 settembre).
La questione che continua a calamitare l’attenzione delle donne (vedi Maria Laura Rodotà sul Corriere della Sera, 15 settembre), è esattamente qui. Comincia dove per Feltri e Ferrara finisce. Perché persiste, incontestata, quella «inclinazione comune » per cui un direttore come Feltri può scrivere in prima pagina che è ovvio che un uomo voglia «farsi» qualche bella ragazza? Perché cresce il numero delle «volontarie » che mettono sul mercato i loro talenti estetici?
Sull’ultimo numero di Via Dogana (l’autorevole rivista della Libreria delle donne di Milano) ne dialogano, senza venirne a capo, mi pare, Liliana Rampello e Marina Terragni. Crisi del patriarcato, emancipazione, libertà femminile, come mai succede che si declinino così? L’ «inclinazione» di cui parlava Il Foglio è talmente «comune» che Repubblica, L’Unità e Il Riformista neanche si accorgono di esserne partecipi quando, nel tentativo di affossare il premier «via escort», pubblicano (10 settembre) paginate con foto e nomi e cognomi delle «volontarie» accompagnate dal diario delle giornate del premier (più sobriamente anticipato dal Corriere).
È Angela Azzaro su L’Altro che rileva, indignata, la contraddizione: «Ubi maior, minor cessat, si sa. E in questo caso il male minore è mettere alla berlina la vita privata di alcune donne, peraltro senza neanche averle interpellate» (11 settembre). E protesta, in difesa della loro privacy, il Comitato per i diritti civili delle prostitute (Il Paese delle donne on line): «Se fanno o no le escort è affare loro visto che in questo paese non c’è l’obbligo di essere iscritte ad un album professionale, lasciamo che siano loro ad esporsi spontaneamente se avranno voglia di farlo, così come ha fatto coraggiosamente Patrizia D’Addario».
E Patrizia si espone anche con Ida Dominijanni (il manifesto, 15 settembre) rivelandosi come una donna «inciampata» in una illusione.

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