Storie / Corsivi

racconti di persone, polemiche ad personam

Chiesa e contraccezione, una polemica

14 Ottobre 2008

Pubblichiamo una lettera di Lucetta Scaraffia che critica il modo in cui nella sua rubrica “She” Franca Fossati ha citato un suo articolo uscito sul “Riformista”, la risposta di Franca Fossati, e l’articolo uscito sul Riformista, in modo che lettori e lettrici possano autonomamente giudicare. Ringraziamo le autrici che hanno acconsentito a rendere pubblico sul nostro sito questo scambio.
DeA

Cara Franca,
non voglio entrare nel merito alle citazioni che hai fatto del mio articolo sul Riformista nel tuo articolo sul sito, citazioni sbagliate che ne alterano profondamente il senso. Ma questo fa parte della polemica giornalistica, anche se penso si possa fare meglio. Cioè rispondere criticamente a quello che è scritto, e non a una versione ad hoc travisata per derisione.
Ma vorrei che tu ti informassi veramente sul metodo di regolamentazione delle nascite scoperto dai Billings: è molto diverso da quello che tu descrivi, non richiede tabelle ma solo conoscenza da parte delle donne del proprio corpo e capacità di leggerne le secrezioni. Proprio per questo funziona anche per le analfabete, e mette la scelta di procreare in mano alle donne, senza che vengano danneggiate da contraccettivi chimici o artificiali. Proprio quello che sognavano le autrici di “Noi e il nostro corpo”, ricordi?
Il motivo per cui da noi poco lo si conosce e lo si vitupera – mentre è usato con successo in molti paesi del mondo, fra cui la Cina comunista – è, come ho scritto, che non costa niente, e quindi non piace alle industrie farmaceutiche (quelle che una volta non piacevano neppure alla sinistra) e che presuppone un rapporto di coppia fisso. Come ha detto una mia simpatica amica che lo usa con successo da anni: “ogni tanto mi farei un giro con qualcuno, ma spiegargli il Billings è un po’ complicato…”.
Prima di diffondere informazioni erronee, ti prego di informarti: così non fai un buon servizio a nessuno, ti limiti a confermare idee sbagliate e pregiudizi anticattolici, e penso non sia un buon servizio per le lettrici del sito, fra cui mi annovero.

Lucetta Scaraffia

Cara Lucetta,
quello a cui ti riferisci non era un articolo per il sito, ma una delle piccole rubriche che scrivo per Europa ogni settimana e che il sito gentilmente ospita. Si tratta di una mini-rassegna stampa di cose scritte da donne o sulle donne che mi hanno particolarmente colpito (il titolo infatti è “She”). Nessuna confutazione di tesi o analisi approfondita, ma un breve collage, con un po’ di ironia quando mi riesce, di fatti o opinioni. Queste ultime talvolta divergenti dalle mie (come nel tuo articolo su Il Riformista) e in questo caso lo faccio notare.
Nonostante la brevità e la leggerezza del tono mi pare però di aver rispettato il senso della tua critica al ’68, alla contraccezione artificiale e alla libertà sessuale che ne sarebbe derivata. In merito poi al metodo Billings: esso non si fonda sull’osservazione delle secrezioni vaginali che, nei giorni dell’ovulazione, diventano più umide e “a chiara d’uovo”? Il riferimento ai grafici l’ho trovato sul sito Virgilio.salute. Infatti, per non sbagliarmi nei riferimenti (visto che non ho più la pratica della contraccezione poiché alla mia età essa è garantita, definitiva e assolutamente naturale), ho visitato alcuni siti medico-scientifici.
Solo per ragioni di spazio non ho riportato spiegazioni più complesse, evitando, ad esempio, di informare che esistono corsi appositi per insegnare alle donne come usare quel metodo (vedi consultorio.it). Che non si tratti di un metodo molto agevole, nel nostro mondo, mi sembra evidente. Penso però che siano fortunate le donne che possono e vogliono farvi ricorso. Vuol dire che godono di ottima salute vaginale, che hanno un rapporto positivo con il loro corpo, che hanno il tempo e lo spazio psicologico per osservarne i segnali e che hanno incontrato un compagno o marito paziente e solidale.
Non lo consiglierei però a mia figlia, soprattutto per le sue prime esperienze amorose. Per quanto mi riguarda sono grata alla pillola che mi ha consentito di affrontare la maternità quando non solo il mio corpo, ma anche la mia mente era pronta ad accoglierla. Ma potremo discutere di tutto questo ancora se vorrai, del modo dissipatorio in cui viene declinata la libertà sessuale, della difficoltà delle relazioni amorose tra i sessi, dello spaesamento delle giovani generazioni. Non potrai mai convincermi, però, del fatto che si stesse meglio quando si stava peggio.
Cordialmente,

Franca Fossati

L’articolo di Scaraffia sul “Riformista”

Ci sono pochi argomenti come l’abbinata chiesa-sesso che provocano tante parole risapute, quasi un riflesso condizionato, sui giornali. E’ successo anche in questi giorni per il messaggio di Benedetto XVI in occasione di un convegno sull’ Humanae vitae, quasi si trattasse di una novità: tutti sembrano avere dimenticato che la difesa di questa enciclica è stato un tema su cui per primo Giovanni Paolo II, alla cui stesura del resto aveva egli stesso collaborato, è tornato molto spesso. Invece, tutti a stupirsi che la chiesa abbia ancora idee così antiquate in fatto di anticoncezionali, e a ripetere al lettore che così facendo si è allontanata irrimediabilmente dalla realtà, soprattutto dai giovani. A dare fiato alle trombe non sono stati però solo laici di provata fede, ma anche preti “moderni” se non addirittura cardinali. Come se fossimo ancora nel 1968, e non fosse cambiato nulla da allora.
Invece, in questi quarant’anni, molte cose sono cambiate. In primo luogo gli anticoncezionali naturali, anche se si continua a parlare unicamente del vecchio Ogino-Knaus, così screditato da essere rimasto nella memoria dei più solo come oggetto di barzellette. I giornalisti infatti sembrano ignorare – ma cosa ancora più grave sembrano ignorarlo anche molti ecclesiastici – che dalla fine degli anni ’60 una coppia di medici australiani – i coniugi Billings – ha scoperto un metodo di regolamentazione della fertilità naturale, facilissimo e sicuro al 98%, oggi diffusissimo in molti paesi del terzo mondo, nonché applicato con successo nella Cina comunista. Come tutti i metodi naturali, ha il vantaggio di non provocare alcun effetto collaterale e di non costare nulla. Perché da noi invece è così poco conosciuto, prima ancora che praticato? Una risposta sta naturalmente nella contropropaganda delle case farmaceutiche, ovviamente interessate a non perdere un considerevole cespite dei loro bilanci. A questo si aggiunge lo scarso favore culturale riscosso da un metodo che presuppone la fedeltà di coppia, una sessualità vissuta insieme e con la responsabilità di entrambi, molto lontana quindi dal mito della libertà sessuale vissuta individualmente ormai così radicato nelle società occidentali.
Ma oggi questo contesto culturale è in fase di profonda trasformazione: quella rivoluzione sessuale che nel 1968 era appena ai suoi albori, e che si presentava come un’utopia di felicità per tutti se solo fossero state abolite le noiose proibizioni, i vecchi tabu’ si sta rivelando una truffa. Non solo la sospirata felicità non è arrivata ma, anche per effetto dei nuovi costumi sessuali allora prevalsi, si sono deteriorati i rapporti fra donne e uomini, che hanno perso fiducia l’uno nell’altro, e soprattutto per i giovani è sempre più difficile costruire rapporti seri e profondi, pensare di fondare una famiglia, di avere dei figli. L’uso generalizzato degli anticoncezionali artificiali è una delle cause – e non delle meno decisive, anche se occultata con compiacenza dai media obbedienti alla vulgata progressista – di aumento della sterilità, mentre la separazione, ormai considerata “ovvia”, fra sesso e procreazione, oltre ad impoverire i rapporti provoca un aumento degli aborti fra le adolescenti, che in un certo senso sono indotte a pensare ingenuamente che l’atto sessuale neppure più possa comportare il concepimento. In questo panorama umano e affettivo in via di desertificazione in cui tutti cercano un punto di riferimento e di sicurezza, in cui la sessualità viene così di frequente degradata a pornografia a cominciare dalle immagini pubblicitarie, il discorso della chiesa può suscitare interesse, può provocare risposte positive, al contrario di quanto si dice.
A dispetto di ogni altra considerazione, infatti, la chiesa cattolica è l’unica istituzione che tenti di offrire una risposta al senso di vuoto e di disperazione di molti giovani, a cui la società sembra non saper proporre altro che un aumento dei corsi di educazione sessuale: come se tutto si potesse risolvere con un preservativo. La proposta cattolica di una sessualità non separata dalla procreazione e perciò non depauperata del suo valore e del suo mistero proprio ora,forse, sta trovando un interesse ed un ascolto, che non aveva avuto più da cento anni.

Lucetta Scaraffia

Featuring Recent Posts WordPress Widget development by YD