Rosa / Nero

uomini e donne nella cronaca di tutti i giorni

Bordelli? Purchè a cielo chiuso

11 Giugno 2008
di Franca Fossati

“Pericolose per la sicurezza e la legalità”: le prostitute, in quanto tali. Da cacciare, con il foglio di via. Così l’emendamento che per i senatori Berselli e Vizzini avrebbe dovuto aggiungersi al pacchetto sicurezza del governo. Prima che lo stesso ministro dell’Interno (e gran parte del mondo cattolico) ne prendesse le distanze, ben cinque donne del centro destra hanno espresso, con sottolineature diverse, la loro approvazione.
Ce le elenca Liberazione (7 giugno): Letizia Moratti; Beatrice Lorenzin; Gabriella Carlucci; Isabella Bertolini e Daniela Santanchè. Per quest’ultima però la prostituzione più che cancellata va regolamentata. Quindi, abolizione della legge Merlin e permesso alle prostitute di organizzarsi al chiuso (Il Giornale, 8 giugno).
Anche per Mara Carfagna la soluzione sono i bordelli, autogestiti, “purchè in case isolate” (Repubblica, 10 giugno). Non c’è da stupirsi che dopo i migranti e gli zingari, quello che Michele Serra definisce una sorta di “governo Mastro Lindo” (Repubblica, 8 giugno) si illuda di ripulire le strade dal sesso a pagamento.
Né c’è da stupirsi del fatto che le donne sentano con particolare apprensione il problema. E non tanto per il decoro delle vie cittadine. La donna che vende il proprio corpo ha sempre turbato le altre. Di destra e di sinistra. Lo sfruttamento, i racket, il fenomeno della tratta che coinvolge tante minorenni, talvolta rappresenta lo schermo dietro il quale, a sinistra soprattutto, si nasconde la contraddizione.
“Prostituite” più che prostitute, scrive don Ciotti (gruppoabele.org), ma Claudia, romena che esercita sulla via Salaria a Roma, dice al Corriere delle sera (8 giugno) “noi non siamo sfruttate, solo il dieci per cento di noi ha un protettore”. E si augura, con le sue colleghe, che si possano aprire bordelli autogestiti e quartieri a luci rosse.
Sembra dare ragione a Laura Maria Agustin che ha scritto in un saggio (Sex at the Margins: Migration, Labour Markets and Rescue Industry) che molte immigrate che vendono sesso lo fanno per scelta, per un periodo della vita, per guadagnare abbastanza da risolvere il futuro per sé e i propri cari. Vendono sesso come altre vendono amore materno e cura degli anziani. Barbara Placido ci parla di questo libro (la Repubblica delle donne) come di una “provocazione”, anche perché vi si sostiene che le associazioni che vogliono salvare quelle donne, spesso finiscono per zittirle. Sarà pure una provocazione quella di Agustin, “ma c’è un punto indiscutibile”, scrive Adriano Sofri su Il Foglio (8 giugno), ed è “la protesta contro una definizione della persona attraverso il lavoro provvisorio che svolge”.

Rubrica pubblicata su “Europa” l’11 giugno 2008

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