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Chi ha vinto al Family Day?

14 Maggio 2007
di Alberto Leiss

Sabato 12 maggio 2007 sarà ricordata come la giornata in cui la Reazione Cattolica e di Destra ha vinto sull’Italia Laica, Progressista e di Sinistra? Le centinaia di migliaia di piazza S.Giovanni hanno sgominato le decine di migliaia di piazza Navona?
Non credo che quel qualcosa che sicuramente è successo sabato 12 sia facilmente riassumibile in questo dualismo, in questa visione binaria.
Forse la responsabilità più grande di chi ha scelto – certo anche per molti buoni motivi – di “contromanifestare” ricordando la stagione vincente del referendum sul divorzio, è proprio quella di aver contribuito non poco, a cominciare dalla risonanza mediatica prodotta, a autorizzare questa visione “manichea” del fenomeno.
I Ds e il nascente Pd sono stati messi sotto accusa per essere stati “assenti”. E certo, una volta appurato che qualche ministro di centrosinistra sarebbe stato a S.Giovanni, tanto valeva partecipare anche a Piazza Navona, magari per pronunciare parole meno segnate da questo dualismo. Da parte di un soggetto politico embrionale – il Pd, appunto – che annuncia se stesso con tanta ambizione egemonica, c’è stato al primo appuntamento importante un evidente difetto egemonico.
Livia Turco –intervistata dall’Unità – ha detto giustamente che il dialogo è proposto da chi è e si sente “forte”. Ma allora come mai una iniziativa di carattere diverso – non una “piccola piazza” contro una “grande piazza” – e magari all’insegna del dialogo (che può essere anche un confronto e un conflitto senza pretendere di conciliare l’inconciliabile) non è venuta in campo, non si è affermata?
Ma se la carta dell’”coraggio” – un sentimento che bisognerebbe sempre maneggiare con cura – si è in buona parte ritorta contro il mondo laico che ha voluto giocarla, non è detto che la decisione della Chiesa e di un vasto mondo cattolico di “scendere in piazza”, attirando le interessate attenzioni di Berlusconi, Fini, e persino della Lega con le sue battutacce omofobiche, non possa rapidamente rivelarsi una sorta di autogol.
E’ significativo che mentre Pezzotta faceva il suo comizio a S. Giovanni – non privo di pesanti apprezzamenti ideologici contro i Dico e le famiglie non tradizionali – il Papa in Brasile diceva varie cose, tra cui – citando la sua stessa enciclica sull’amore – che la Chiesa “non fa politica” e resta “avvocata dei poveri”.
Se la Grande Chiesa Cattolica Apostolica Romana lega la sua missione universale alle fortune del centrodestra italiano vuol dire che ha i giorni contati. Forse se ne rende conto il Papa, che appare assillato da problemi ben più globali e pieno di paure. Meno il suo personale “politico” al vertice della Chiesa. Chi lo sapeva che il cattolicesimo in Brasile – dove vince il laico Lula – avesse perso tante anime, a vantaggio di vari settarismi religiosi? E come non vedere che a S.Giovanni era maggioritaria la presenza dei Neocatecumenali, un movimento che non mi è chiaro quanto le gerarchie cattoliche incoraggino o al contrario temano.
Ratzinger ha parlato del fallimento di Marx ma anche del capitalismo che produce in tutto il mondo disuguaglianze inaccettabili (e sarebbe curioso se Berlusconi lo seguisse anche su questo terreno).
D’altra parte la questione della famiglia non va persa di vista.
Già Letizia Paolozzi ha ricordato le trasformazioni che questa “istituzione” ha subito per iniziativa della liberazione femminile. E anche le conseguenze negative – per esempio il “bullismo” – che possono essere ascritte al venire meno di una positiva “autorità” familiare.
Ma la soluzione non può certo essere trovata nel resuscitare modelli familiari ormai tramontati (basta leggere le inchieste che i giornali pubblicano sul rapporto tra gli adolescenti e l’amore). Nessuno in questi giorni – o pochi e poche – ha detto che la famiglia in crisi o già morta è quella patriarcale. Se questa scomparsa – del tutto meritata – ha prodotto anche un vuoto e un certo disordine, i primi a porsi il problema dovrebbero essere gli ex patriarchi. Laici e religiosi. Di destra e di sinistra. Ma certo è difficile assumersi nuove responsabilità quando si è stati appena spodestati. E’ più facile rifugiarsi nell’aiuto del buon Dio. O illudersi che tutto si risolva legiferando sul riconoscimento di qualche sacrosanto diritto.

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