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Bagnasco fa rimpiangere Ruini

4 Aprile 2007
Questo articolo è uscito su Liberazione domenica 1 aprile 2007
di Piero Sansonetti

In Messico, finalmente, il Parlamento si sta preparando a varare una legge che legalizzerà l’aborto. E’ una novità molto grande per l’America Latina. In nessun paese dell’America Latina – esclusa Cuba, naturalmente – esiste il diritto all’interruzione della gravidanza. Il peso ideologico della Chiesa cattolica, il suo ostinato rifiuto di considerare la donna un essere titolare di diritti, e non solo un oggetto o uno strumento – dell’uomo o di dio – ha prodotto questa situazione che ha come risultato un grado altissimo di aborti clandestini, di morti, di speculazione orrende, di sopraffazioni.
Il fatto che il Messico si muova verso la legalizzazione, essendo il Messico, per numero di abitanti, un colosso, il I secondo paese dell’America Latina dopo il Brasile, vuol dire molto. Può essere la rottura di una barriera e di conseguenza una modifica fondamentale nella condizione della donna e nelle sue relazioni con la società e con lo Stato. Anche in Argentina, seppure più lentamente, si sta lavorando, con qualche speranza – per ottenere la legge sull’aborto.
Di fronte a queste novità, positive, che sono un segno di risveglio della civiltà, di suo miglioramento, il Vaticano reagisce non con l’apertura – e la capacità di comprensione, di pensiero, di elaborazione che pure, tra alti e bassi, aveva dimostrato di possedere nei decenni passati.
Reagisce a randellate. Si infuria, maledice, scomunica, minaccia, perseguita.
Torna ai momenti più bui, vergognosi della sua storia, per i quali – più volte – i papi che hanno preceduto Ratzinger avevano chiesto scusa al mondo.
Ieri il cardinal Bagnasco, sostituto di Ruini, è riuscito a farci rimpiangere Ruini. Ha detto tre cose. La prima: i “Di.Co” – flebilissima misura che attenua appena la discriminazione quasi razzista verso gli omosessuali e le coppie di fatto – aprono la strada alla legalizzazione dell’incesto e della pedofilia. La seconda: occorre un fondamento etico dello Stato, e cioè una distinzione tra bene e male, che valga per tutti, e che sia consacrato dalla legge e preveda dunque sanzioni, punizioni e repressioni, altrimenti lo stato degenera. La terza: l’etica non è frutto della civiltà ma è dettata dalla natura.
La prima delle tre affermazioni è la meno grave, dal punto di vista dei principi, perché Bagnasco non sa bene di cosa parla quando discetta su pedofilia e incesto. Ma anche se vale poco dal punto di vista dei principi, se ne capisce l’intento: gettare disprezzo, soprattutto verso gli omosessuali, aggredirli, indicarli al pubblico ludibrio.
La seconda affermazione è – sul piano teorico – dopo sessant’anni, la prima vera e propria rivalutazione dello Stato etico di tipo fascista.
La terza affermazione affida alle religioni il compito primordiale di superstizione , che negli ultimi venti secoli era stato largamente superato. Porta il cristianesimo a parecchio prima di Cristo. Giorni fa, riferendoci alla ”nota” dei vescovi rivolta ai politici, avevamo titolato così: ”Mo ci avete rotto”. Francesco Cossiga ha protestato, a lui è sembrato un commento offensivo, forse blasfemo. No, presidente, non era un commento: era una notizia.

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